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La Lucerna

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi sin dalla fondazione del Mondo. Ogni volta che avete fatto queste cose al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Siamo nella prima settimana di novembre, carica di memorie e ricordi per i quali andiamo di frequente al Camposanto, ove riposano i nostri cari. La morte non li ha per nulla separati da noi, anzi; il tempo non è un tiranno ma un signore perché certe persone non cadono nel dimenticatoio ma sono più vive che mai. I greci chiamavano il luogo dei defunti Necropoli (“città dei morti”), i cristiani, invece, l’hanno chiamato Cimitero, una parola greca che non allude alla morte ma al sonno (infatti, letteralmente significa “luogo dei dormienti”), chiaro riferimento alla fede nella resurrezione di morti. Anche le scritte scolpite all’ingresso di questi luoghi e sulle tombe parlano non di morte ma di vita eterna. Al giorno della Commemorazione di tutti i defunti (2 novembre) segue il ricordo dei Caduti di tutte le guerre (4 novembre). Vuole essere memoria non solo delle vittime della Prima e Seconda Guerra Mondiale, triste eredità del secolo scorso, ma è riferimento alle guerre in corso mai dichiarate ufficialmente, che ci consegnano però vittime impegnate in missione di pace come in Iraq e in Afganistan. Penso che siano rivolte proprio a loro le parole del Vangelo riportate all’inizio di questa Lucerna, perché questi giovani militari vanno in missione animati da buone intenzioni di fare del bene a popolazioni stremate da difficoltà di sopravvivenza, che devono convivere con forze ostili che usano l’arma del terrorismo spietato con vittime innocenti senza numero.
Ogni nostro paese ha un monumento ai caduti, dove la comunità civile e cristiana è solita radunarsi per consegnare alle nuove generazioni esempi concreti di vite spezzate per la patria e per l’unità dei popoli e delle nazioni, pur rispettando il criterio della autodeterminazione delle stesse. Anche il nostro Salento paga il tributo di giovani che partono con lo zaino pieno di sogni e di speranze, e ci tocca invece accogliere bare di morte! La fede cristiana ha in proprio l’unica certezza con le parole di Cristo, che ritiene fatto a sé tutto quello che facciamo al più piccolo dei fratelli al di là di qualsiasi distensione.

Frate Roberto Francavilla