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Una persecuzione chiamata stalking

Nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della legge che regolamenta e punisce il reato di “stalking”, in Italia sono state arrestate 520 persone, e quasi 3mila invece quelle querelate. Dati da “codice rosso” in Puglia e nel Salento,  dove da febbraio a oggi sono stati denunciati 70 casi, quasi tutti riconducibili alla sfera degli “amori difficili”

 

Nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della legge che regola e punisce il reato di stalking (ovvero dallo scorso febbraio fino ad agosto) in Italia sono state arrestate 520 persone, e quasi 3mila sono state invece denunciate. I dati raccolti dal servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale sono chiari ed inequivocabili, e sottolineano come la nuova normativa introdotta nel codice penale sia oltremodo efficace anche dal punto di vista delle “situazioni” stanate per cause pregresse e recidive. La casistica dice che ad essere maggiormente molestate sono le donne, l’80,3% contro il 19,7% degli uomini.
Negli ultimi tempi i casi di cronaca e la letteratura che ha accompagnato la materia sono diventati, purtroppo, sempre più ricchi di particolari e di situazioni limite e/o assurde, al punto che, per citare uno dei casi più clamorosi di stalking emersi in Italia da ultimo, un professionista incensurato invaghitosi di una collega e non accettando il fatto di non essere da lei ricambiato, ha inviato alla donna finanche minacce di morte con annessi mazzi di fiori a tema, ovvero dei crisantemi. Per mesi dal suo cellulare partivano verso il telefonino della collega anche fino a 150 sms in un solo giorno. L’uomo, dopo la denuncia della donna, è finito agli arresti domiciliari, ma la legge che persegue l’atteggiamento violento, persecutorio ed insistente che costringe la vittima a cambiare persino la propria condotta di vita, prevede anche la reclusione da 6 mesi a 4 anni.
Lo stalking, del resto, è un reato in crescita, anche perché è “facilitato” dalla rintracciabilità della vittima, raggiungibile in ogni dove per la capillare diffusione di telefonini e computer portatili. È grazie intatti alla moderne tecnologie che gli “aguzzini” possono mettere in pratica le loro azioni attraverso sms, mail, chat e messaggi sui social network.
Già, ma come difendersi da uno “stalker”? Per evitare brutte conseguenze a quella che all’apparenza sembra una normale “insistenza” persecutoria subìta, le regole sono semplici quanto necessarie. È indispensabile evitare contatti con lo stalker, ma più d’ogni altra cosa è necessario conservare le prove delle minacce subite attivando una segreteria telefonica, registrando le telefonate, memorizzare gli sms, conservare le mail o i bigliettini ricevuti. Il secondo passo riguarda invece la messa in moto della strategia della sicurezza. Ovvero informare della situazione le persone vicine, non diffondere informazioni personali, e tenere sempre a portata di mano un cellulare per poter chiedere aiuto in caso di emergenza.
Ci sono cinque categorie di stalker: il risentito, il bisognoso d’affetto, il corteggiatore incompetente, il respinto ed il predatore, mentre  da alcuni studi sul fenomeno risulta che la categoria sociale a rischio di stalking è rappresentata dagli appartenenti alle cosiddette “professioni d’aiuto”. Per loro la persecuzione, spiegano gli psicologi, “diventa una domanda di attenzione ed una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari”. 

 

Daniele Greco