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Farmacie nel mirino della Guardia di Finanza

Decine di multe elevate in provincia di Lecce per irregolarità sull’acquisto (e relativi rimborsi) dei farmaci salvavita. Errori umani o truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale?
 
Irregolarità nell’acquisto e nei rimborsi dei farmaci A-Pht per decine di esercizi farmaceutici della provincia, e multe fino a 4mila euro per dichiarazioni mendaci: è questo il risultato ancora parziale delle indagini avviate nell’ottobre 2012 dalla Guardia di Finanza di Lecce su richiesta del Reparto centrale di spesa pubblica e repressione frodi comunitarie, e tuttora in corso. I prodotti al centro della contestazione sono i farmaci definiti salvavita, fra cui farmaci oncologici o per malattie rare, solitamente molto costosi, il cui prezzo non risulta inferiore ai 27 euro (iva inclusa). 
La legge prevede che le farmacie si riforniscano direttamente dai centri di spesa predisposti (nel caso della Puglia individuato nell’hub Asl Ba/4), che in quanto enti pubblici beneficiano di una riduzione sul prezzo di vendita che può superare il 50%. Questi farmaci, contrassegnati in rosso dalla dicitura “Confezione ospedaliera” vengono distribuiti dietro presentazione di ricetta medica e  portano agli esercizi convenzionati un aggio o rimborso pari a 7,50 euro. Solo quando, dopo aver verificato la disponibilità presso il centro di competenza, il farmaco non risulti reperibile, la farmacia potrà e dovrà procurarselo per via privata, comprandolo a prezzo pieno dalla casa farmaceutica. A quel punto potrà far richiesta di rimborso integrale al Servizio Sanitario Nazionale allegando alla ricetta il documento che prova l’irreperibilità del medicinale. 
Diverse le anomalie riscontrate dalle Fiamme gialle confrontando i dati delle ricette mediche dell’anno 2008 con l’importo dei rimborsi erogati dall’Asl: farmaci in quel momento disponibili di cui non è arrivata richiesta, mancata presentazione del documento di irreperibilità, e persino confezioni ospedaliere finite per errore nel monte dei prodotti per cui si faceva richiesta di rimborso totale. 
Una serie di errori che comporterebbero un notevole aggravio di spesa per il bilancio pubblico, pur senza toccare direttamente il consumatore, ma che permetterebbero al farmacista di ottenere un guadagno aggiuntivo stimato attorno ai 12-14 euro al pezzo. L’indagine, avviata nell’ottobre del 2012 prosegue sulla tendenza del programma “Apoteche” avviato nel 2011 dalla Corte dei Conti di Bari al fine di controllare la documentazione relativa all’anno 2006. 
 
Valentina Zammarano