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Usura o chiusura?

È il bivio di fronte al quale potrebbero trovarsi (o sono già) molte imprese della provincia di Lecce. I dati di Confesercenti parlano chiaro: le banche respingono il 60% delle richieste di mutui per i quali hanno un’ampia garanzia.
Ma il peggio è che la situazione sfugge al controllo delle istituzioni

  

“In due anni gli istituti di credito hanno respinto richieste di mutui per quattordici milioni e mezzo di euro garantiti all’80 per cento, e con i quali molti esercizi avrebbero potuto pagare, se non altro, i fornitori. Ma ormai le banche concedono mutui solo ad aziende di altissimo profilo”. L’amara constatazione di Salvatore Santese, presidente di Confesercenti Lecce (l’associazione di cui fanno parte i titolari di esercizi commerciali), equivale ad un vero e proprio atto d’accusa e conferma, per la provincia di Lecce, ciò che a livello nazionale si sa da mesi: il modo in cui le banche concedono prestiti alle imprese crea forti sperequazioni e penalizza quelle che non offrono la massima garanzia, proprio perché più piccole e quindi più deboli ed esposte.
Il risultato è che basta un cavillo, anche una rata di 100 euro pagata con ritardo, affinché la banca ritenga che un esercizio commerciale non ha i requisiti per ottenere un mutuo che invece di questi tempi, per il titolare, costituirebbe una grossa boccata d’ossigeno: “Il fatto che lascia molto perplessi -spiega Santese- è che si tratta di richieste per le quali c’è una copertura di ben l’80% assicurata da un apposito Fondo di Garanzia, a sua volta creato con fondi europei dalle imprese iscritte a Confesercenti. In pratica, è la stessa associazione dei commercianti -attraverso il Cosvig, n.d.r.- che garantisce alla banca l’80% del mutuo che essa concede all’esercente. La banca, di conseguenza, rischierebbe di perdere solo il 20%”. Per fare un esempio concreto, se l’impresa è inadempiente nel pagamento delle rate del mutuo, l’istituto di credito è autorizzato a rivolgersi a Mediocredito (la banca che gestisce il Fondo di Garanzia) e a farsi dare immediatamente l’80%.
La difficoltà con la quale gli istituti aprono linee di credito nasce, in primo luogo, dal fatto che sono tenuti a rispettare la proporzione fra depositi e impieghi, ma anche da un eccessiva prudenza nell’aprire i cordoni della borsa persino con imprese che vantano un curriculum di tutto rispetto. Il che li porta a dare i soldi, per dirla con le parole del presidente di Confesercenti Lecce, “solo a quelli alti, biondi e con gli occhi azzurri, vale a dire a quelle aziende con le quali non rischiano nulla”.
Il quadro che si evince è abbastanza chiaro. E le cifre supportano la denuncia di Confesercenti. Pur essendo la provincia di Lecce la prima in Italia per mutui erogati alle imprese commerciali negli ultimi due anni (10 milioni e 600mila euro dal giugno 2007), ammonta a 14 milioni e 300mila euro la cifra relativa alle richieste respinte. “Ma il trend -sottolinea Santese- si è invertito, non a caso, a partire dallo scorso ottobre, in coincidenza con l’inizio della fase più acuta della crisi finanziaria scoppiata negli Usa. Basti pensare che, mentre due anni fa il rapporto fra mutui erogati e non erogati era di 70 a 30, oggi siamo al punto che 60 richieste su 100 vengono respinte”. Al danno di vedersi negare il prestito, si aggiunge molto spesso la beffa per un attesa “che raggiunge anche i cinque mesi”, come rivelano dalla Cosvig, il che può anche pregiudicare la possibilità di rivolgersi ad un altro istituto. In due anni sono tanti i commercianti che ad un certo punto hanno deciso di rinunciare completamente alla pratica.
Per di più, le vie istituzionali da percorrere sono poche, se non addirittura nulle. Lo Stato, recentemente, ha affidato ai prefetti il compito di vigilare sui flussi di credito alle imprese del territorio. Ma il prefetto, in quanto istituzione deputata (da sempre) a sollecitare il confronto e il dialogo -in questo caso fra banche e imprese- non può imporre agli istituti di credito la concessione dei finanziamenti, ma solo sollecitarle appunto: “Una riunione in Prefettura l’abbiamo già fatta -ricorda Santese- con risultati modesti. Ma a questo punto non bisogna sottovalutare nemmeno la possibilità che un fenomeno da sempre esistente, come l’usura, subisca una recrudescenza, il che richiederebbe un intervento molto più energico da parte del prefetto. Se i commercianti -aggiunge- si vedono negare un mutuo dalle banche non possono fare altro che rivolgersi altrove”.

 

Fabio Bolognino