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“Fuori tutti”

Il governatore Nichi Vendola a ‘manda a casa’ l’intera Giunta della Regione Puglia. Alla base della sua scelta le tre le inchieste che la Procura di Bari sta portando avanti per far luce sullo scandalo sanità

 

Il presidente Nichi Vendola (nella foto) ha espressamente richiesto ai suoi assessori di riconsegnare le deleghe dopo lo scandalo sanità. Si affaccia, dunque, la questione morale sulla decisione presa dal governatore di Puglia. Procediamo con ordine, partendo da quanto accaduto in precedenza in questa inchiesta che si è poi allargata scoperchiando altri malaffari. In sostanza, sono tre i filoni d’indagine. Nella prima inchiesta, coordinata dal pm Desirée Digeronimo, si ipotizza un intreccio tra politica e affari nella fornitura di prodotti e servizi sanitari. Tra manager delle Asl pugliesi, dirigenti della Regione e politici sono circa 20 gli indagati, tra cui anche l’ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco (Pd) che, per questo motivo, il 6 febbraio scorso si è dimesso. Sotto indagine ci sono sia le aziende di fornitura di materiale sanitario che fanno capo ai figli dell’ex assessore Tedesco, sia le aziende che fanno capo alla famiglia Tarantini. Accertamenti sono stati fatti soprattutto sugli appalti della Global System Hospital di Tarantini nelle Asl Bari e Bat.
La seconda inchiesta, avviata dal pm Giuseppe Scelsi, inizialmente riguardava solo presunte tangenti e appalti di protesi ortopediche, al centro dell’inchiesta ancora le società di Tarantini Technohospital e Global System Hospital. Poi, le intercettazioni di Gianpaolo Tarantini hanno fatto nascere un altro filone sul giro di feste con politici ed escort. Da qui, l’indagine e l’iscrizione del 34enne imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nel registro degli indagati con l’accusa di induzione alla prostituzione, indagine quest’ultima che ha creato molto clamore mediatico.
La terza inchiesta, che fa capo ai pm Roberto Rossi e Lorenzo Nicastro riguarda le procedure per l’accreditamento di strutture sanitarie pugliesi al Servizio sanitario nazionale. Nel gennaio 2008 per presunti illeciti è già stato chiuso un ambulatorio medico a Putignano, in provincia di Bari. Per far luce su tutto questo la procura di Bari ha anche convocato Nichi Vendola come testimone nell’ambito di una delle tre inchieste in corso. A tutto questo ha poi fatto seguito il licenziamento di colei che i media chiamano ormai “Lady Asl” ossia Lea Cosentino, direttore generale della Asl barese, con la Giunta regionale che ha deciso la sospensione cautelare del direttore coinvolta in una delle inchieste sulla sanità. Lea Cosentino ha immediatamente convocato i giornalisti, ed ha annunciato battaglia in tutte le sedi contro la sospensione, dicendosi delusa di una decisione non equa visto che gli altri direttori generali di asl indagati non hanno ricevuto un simile trattamento.
“La Giunta regionale ha esaminato la possibilità e l’opportunità di sospendere cautelativamente la dottoressa Cosentino dalla sua funzione di Direttore Generale della Asl Bari”, commenta l’assessore alle Politiche della Salute, Tommaso Fiore, spiegando le ragioni che hanno indotto la Giunta regionale a sospendere Lea Cosentino, indagata per turbativa d’asta per una gara mai bandita dalla Asl. “Questa vicenda, conclude l’assessore, ha una sua caratteristica specifica che distingue la posizione della dottoressa Cosentino, alla quale auguriamo comunque di poter rapidamente uscire da questa situazione dimostrando la sua estraneità alle accuse che in questo momento le vengono rivolte”. Intanto Vendola, ritornato da poco dal Canada dove si trovava mentre a Bari scoppiava lo scandalo sanità ha immediatamente dichiarato che: “Non è un azzeramento, tutt’altro: è una rinascita, un rilancio, è un confronto che vuole aprire a tutto campo con Udc e Idv proprio per affrontare questioni spinose come quelle della sanità”. Vendola non lo nega: “È un sistema permeabile agli interessi delle lobby, delle corporazioni e anche a spinte corruttive”. E c’é una trasversalità in questi interessi che Vendola dichiara di non voler nascondere. Di qui la richiesta agli assessori che “con grande coraggio” (afferma Vendola) hanno rimesso il loro mandato nelle mani del presidente, proprio far chiarezza su quanto sta avvenendo.

 

(C. F.)