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Un ultimo tentativo per salvare il “San Giuseppe Sambiasi”

La cittadinanza si mobilita in difesa del nosocomio e organizza una nuova manifestazione di protesta 
 
Nei prossimi giorni, l’oramai certa chiusura dell’attività di “day surgery” dell’ospedale cittadino rappresenterà il primo, fatidico passo verso un processo di ridimensionamento generale, che coinvolgerà numerosi settori del vecchio “San Giuseppe Sambiasi”, con relativo taglio di reparti, posti letto, servizi assistenziali e profili professionali. Gli ultimi incontri tra i sindaci salentini e l’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Tommaso Fiore, non hanno minimamente diradato le nuvole nere già da tempo addensatesi sul futuro del nosocomio cittadino. La strada del dialogo con gli amministratori regionali, dunque, sembra oramai chiusa e priva di sbocchi.
Ed allora, costatato il fallimento della politica, tanto di destra quanto di sinistra, la cittadinanza ha deciso di prendere in mano la situazione, nell’ultimo, coraggioso, forse vano, tentativo di evitare il ridimensionamento dell’ospedale. Un nuovo soggetto civico, denominato “Spes Civium”, il cui comitato è presieduto dal dottor Roberto Filigrana, ha raccolto in poche settimane più di 5mila adesioni. Un buon inizio per un movimento che si dichiara apolitico ed apartitico, e che ha come sua unica missione il mantenimento dell’operatività dell’ospedale al fine di garantire un servizio sanitario adeguato a Nardò ed al suo circondario. 
Anche le maggiori sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil), con una rinnovata unità d’azione e d’intenti, hanno stigmatizzato in un comunicato congiunto le “riforme” in atto, ed hanno chiesto al governatore Nichi Vendola “non la chiusura dell’ospedale, così come prospettato, ma il suo potenziamento visto l’ampio bacino di utenza di una città che, per numero di abitanti, è seconda solo a Lecce, così come fortemente promesso nelle due ultime campagne elettorali sia regionali che comunali, a fronte di milioni di euro spesi per nulla. O sono state come al solito solo promesse in cambio di voti? Hanno ingannato ancora una volta i cittadini?”.
La società civile ha dunque preso in mano le redini del problema, esautorando, di fatto, la classe politica locale, oramai resa meno credibile dalle lotte intestine che da mesi la dilaniano. Senza cadere nel solito “politichese”, nuove forze cittadine hanno immediatamente imboccato la strada del “fare” e dell’ “agire”. E così, dopo una prima manifestazione, indetta per lo scorso fine settimana e fallita a causa del maltempo, una nuova agitazione è stata promossa per sabato due ottobre. Il fine della mobilitazione, che ha raccolto consensi vasti e trasversali, è quello di caldeggiare una revisione delle politiche sanitarie locali, al fine di non penalizzare in maniera eccessiva l’ospedale cittadino, fulcro di un bacino d’utenza tra i più vasti dell’intero Salento. 
Potremmo parlare della vigilia di un autunno caldo, con sindacati e cittadini pronti a mobilitarsi, per protestare e manifestare il proprio malcontento contro i tagli previsti dalla riforma ospedaliera in atto. Nardò è pronta a rivendicare il proprio diritto alla salute. Un diritto che, ovviamente, non può essere misurato con una mentalità prettamente “ragioneristica”. Una battaglia persa? Un tentativo vano? Forse! Tuttavia è lecito tentare e sarebbe meschino non farlo. 
 
Alessio Palumbo