Gli interventi, progettati sul finire del 2011, dovevano partire nel gennaio scorso per durare un anno ma ad oggi tutto è ancora fermo
I lavori di restauro della facciata esterna di Santa Croce sarebbero dovuti partire ad inizio di quest’anno. O almeno questo s’era detto verso la fine del 2011 quando il comitato tecnico incaricato di sovrintendere al progetto aveva incontrato l’assessore regionale Angela Barbanente per stabilire il da farsi. Si era d’accordo quasi su tutto. Sui tempi di intervento, da avviare per l’appunto nel gennaio del 2012, e di conclusione dei lavori (fissati entro la fine dell’anno), ma anche sulle somme necessarie per recuperare uno dei monumenti della Lecce barocca: 300mila euro circa con possibilità riveduta in rialzo, secondo una prima stima di massima. Buona parte di tale somma è da pescarsi nei borsoni di Area Vasta che per simili interventi ha risorse da mettere in cantiere, mentre altri finanziamenti dovrebbero rivenire da rimesse del Ministero per i Beni Culturali.
Invece, per ora, nulla di quanto preventivato su carta è giunto nella fase operativa. A dire la verità, martedì sorso i leccesi come anche i commercianti della zona un sussulto l’hanno avuto nel vedere un gruppo di operari intento a montare un’impalcatura sul fastigio del monumento. Poi tutto è tornato nella normalità quando si è appreso che era in atto “solamente” un nuovo sondaggio, un monitoraggio di routine, insomma, prima dell’avvio del progetto di recupero e restauro vero e proprio.
E pare che la nuova osservazione cui sarà sottoposta la facciata di Santa Croce è destinata a durare un bel po’ di tempo, perché sono previsti monitoraggi ed ulteriori studi per almeno altri dodici mesi. Poi, finalmente, si comincerà a fare sul serio. Il progetto di restauro che segue lo studio dei professori Carlo Blasi e Mauro Matteini prevede una vera e propria terapia d’urto, con due livelli di intervento. Il primo sarà strutturale considerato che la facciata della basilica sarà rinforzata con materiali pesanti atti a garantirne il sostegno; il secondo invece sarà “a pelle”, e riguarderà il materiale, ovvero la pietra leccese, che secoli e secoli di esposizione agli agenti atmosferici e l’incedere del tempo hanno irrimediabilmente indebolito.
Daniele Greco