“Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce”.
Questa volta preferisco citarvi la prima lettura della domenica dall’Antico Testamento, che parla del valore della sapienza, di fronte alla quale tutti i beni di questo mondo svaniscono. Si tratta del primo dei sette doni dello Spirito Santo, che non si apprende dai libri né dal nostro impegno ma esclusivamente dalla preghiera umile e insistente. Il mese di ottobre è da sempre conosciuto come mese del Rosario per la festa che celebriamo il 7 del mese per la famosa battaglia di Lepanto (1571). In quell’occasione, l’armata cristiana dovette affrontare nel mare Mediterraneo l’armata ottomana, ben superiore numericamente per navi e uomini. Il papa San Pio V, di fronte al pericolo imminente, scrisse una lettera a tutta la cristianità, ordinando che nelle chiese e nelle case di notte e di giorno si pregasse la Vergine Maria con il santo rosario. L’ammiraglio Colonna riferì al Papa che nonostante la disparità delle forze e dei mezzi, la battaglia navale si risolse con la vittoria dell’armata cristiana. A perenne ricordo fu istituita la festa del Rosario che conserva la sua validità non solo per quel giorno e per questo mese, ma per affrontare ben altre battaglie non contro i turchi nel nostro mare, ma nel cuore, nelle case e nella vita di tanta gente. Né si possono tacere le disastrose conseguenze delle calamità idrogeologiche come quelle avvenute recentemente in Sicilia ed estremo Oriente. Mettersi a pregare sembra renderci impotenti, perché pieghiamo le ginocchia e congiungiamo le mani o alziamo le braccia fino al cielo! Ma quando noi siamo deboli e indifesi, diventa forte e potente colui che invochiamo. Il beato Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei, chiama la Vergine del Rosario “onnipotenza supplice”, cioè ottiene quello che chiediamo a misura della nostra supplica.
Frate Roberto Francavilla