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La chiamano destagionalizzazione

di Stefano Manca

Si intravedono ferie e vacanze all’orizzonte, per chi può permettersele. Ancora presto per tracciare bilanci dell’estate, eppure siamo al giro di boa e qualcosa si inizia a percepire. Mi soffermo su un settore di particolare importanza quando si parla di stagione estiva: gli eventi. Ce ne sono a valanga in questo periodo, sia “made in Salento” che format o tappe di tour “importate”. Servono gli uni e gli altri. L’offerta è talmente ampia e variegata che spesso lo spettatore – non importa se turista o locale – vorrebbe “sdoppiarsi” per assistere, nella stessa serata, a due eventi in contemporanea. Poi l’estate passa e le piazze si svuotano. Chi organizza eventi, nel pubblico e tra i privati, dovrebbe riempire un po’ di più il periodo che va dalla fine dell’estate alle feste natalizie. È un periodo in cui i paesi sono spesso vuoti (ma ad ottobre è ancora possibile organizzare serate di piazza). Si chiama “destagionalizzazione” quel fenomeno che tende ad ampliare l’offerta turistica di un territorio, anche organizzando eventi in periodi dell’anno diversi da quelli in cui è comunemente collocata l’offerta principale. Qui però è necessaria non esattamente una destagionalizzazione a fini (solo) turistici. Va benissimo accogliere turisti e vacanzieri – ma prima o poi dovremmo chiederci se faccia effettivamente bene ai territori il turismo di massa – ma si pensi anche alla destagionalizzazione… per gli autoctoni!
Questo è l’unico numero di agosto. Belpaese come di consueto per questo mese si ferma qui. Buona estate, ci leggiamo a settembre!

(da Belpaese del 5 agosto 2023)

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