Cerca

Il reddito vola. Ma per quanto?

Tra i capoluoghi pugliesi, Lecce si classifica al primo posto del redditometro 2008. Ora però bisogna fare i conti con la pesante crisi che nel 2009 ha fatto segnare il meno nelle vendite al consumo e negli ordini all’industria.
 
Nella classifica dei redditi dichiarati per l’anno 2008, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Economia, Lecce è prima tra i capoluoghi di provincia della regione Puglia. I leccesi mediamente portano a casa 20.126 euro contro i 19.671 dei baresi, i 18.159 dei tarantini, i 19.865 dei brindisini, i 16.851 dei foggiani. Trani  si accontenta di 15.270, Barletta di 13.019, Andria di 11.569. Sono dati riferiti al 2008, quindi non fotografano la realtà ad oggi e soprattutto non raccontano cosa è accaduto ai portafogli degli italiani dopo il de profundis suonato dalla crisi nel 2009. Certamente sono dati che offrono spunti di riflessione e disegnano il caleidoscopio di un’Italia che viaggia a due velocità. Inutile dire che il turbo lo accende il Nord, mentre il Sud presenta realtà disomogenee.
Il redditometro leccese è di tutto rispetto se consideriamo che Roma è ferma a 24.500 euro e Milano a 30mila. Un reddito che secondo alcuni vale molto di più in termini di potere d’acquisto perché il costo della vita è più basso che al Nord. In realtà i numeri raccontano una scenario che ha bisogno di analisi per poter essere compreso. Il minor costo della vita paga il prezzo di un livello di servizio scadente che pesa sulle tasche di cittadini e imprese. Sono ben noti i viaggi della speranza per accedere a cure sanitarie più efficienti o lo storico ritardo sulle infrastrutture che rallenta i collegamenti o il ritardo tecnologico. Problemi questi che riguardano tutto il Sud.
Il valore medio del reddito evidenzia comunque la presenza di disuguaglianze marcate tra chi porta a casa un reddito dignitoso e chi vive in gravi ristrettezze, ma non bisogna dimenticare che la media si abbatte anche per i tanti redditi non dichiarati. Purtroppo il Sud paga la piaga degli evasori totali che, in alcuni casi, possono addirittura riguardare l’intera filiera produttiva. Non è azzardato affermare che sulle differenze di reddito pesa anche la fedeltà fiscale, non ha caso la distanza sugli introiti medi tra regioni meridionale e regioni settentrionali è maggiore di quella che si registra nei consumi. Ovviamente la classifica dei redditi 2008 si chiude con Andria, a sottolineare la distanza, tra Nord e Sud, nella capacità di generare benessere.
Accanto al “fiato alle trombe” per il 2008, sono arrivate le rilevazioni Istat sul 2009 che denunciano il crollo record delle vendite al dettaglio con -1,6% per i non alimentari e il -1,5% per gli alimentari. Gli italiani hanno deciso o sono costretti a stringere la cinta. Tutti i settori hanno subito decrementi nella vendita, ad eccezione di radio, tv e registratori. Sarà che gli italiani confidano nel vecchio detto “Canta che ti passa”? Allora si potrebbe spiegare quel + 1,3% registrato dal settore.
A dicembre c’è stata una boccata d’ossigeno con la ripresa degli ordini per l’industria, ma il rendiconto sull’arco dell’anno viaggio con il segno meno con crolli record per l’industria automobilistica. L’Istat ha rilevato un rovinoso meno 22,9% per il fatturato e del 18,1% per gli ordini: il peggior calo dal 1991. Riusciremo a cantar vittoria nel prossimo redditometro del 2009? L’impresa appare ardua.