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Ex caserma “Massa”, arriva il via libera della Soprintendenza

Dopo decenni di vicende altalenanti, cambia per sempre il volto dell’area dove un tempo sorgeva un antico convento francescano e che in futuro ospiterà negozi, uffici e parcheggi 

 

E finalmente arrivò l’ok della Soprintendenza. Si tratta di un liceat di quelli che contano per la vita politica, economica, architettonica dell’intera città di Lecce. Parliamo dell’area dell’ex caserma “Oronzo Massa” che finalmente -è il caso di dire- vedrà cambiare il suo volto e con esso quello di una parte del capoluogo salentino. Nell’area verrà realizzato un centro polivalente con negozi, garage, uffici, un mercato. 

La vicenda, ricordiamolo, è tutto un susseguirsi pluridecennale a tinte chiare e fosche. Buona l’idea di riprogettare il vuoto urbano a ridosso del castello Carlo V voluta e perseguita dalle varie Amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni; meno buono invece è l’iter che in generale si è seguito e tutto ciò per una dimenticanza, non sappiamo di chi e non sappiamo per quale ragione. L’anomalia parte da lontano, forse addirittura in tempi non sospetti, quando cioè non esisteva neanche il Ministero dei Beni Culturali: la caserma infatti negli anni Settanta del secolo scorso fu rasa al suolo e quando anni dopo si decise di dare avvio al progetto ci si “dimenticò” che sotto quel largo (il quale, nel frattempo, aveva preso ad ospitare giostrine per bambini e bancarelle per la vendita dei fiori) c’erano le fondazioni dell’antico convento francescano, uno dei più antichi di Lecce. 

Facciamo l’appello degli illustri scomparsi: il chiostro, la chiesa, l’infermeria. Solo tracce in terra così come quelle che sono su uno dei lati della centralissima via dei Fori Imperiali a Roma. In quest’ultimo caso però si è deciso di mantenere le vestigia di quei palazzi di poco valore forse ma testimonianze di un passato in ogni caso e per questo tutelate, mantenute anche nella loro “insignificanza estetica” perché di storia, invece, molta ne raccontavano. A Lecce, al contrario, vi è stato un atteggiamento opposto a quello romano: tutto ciò che rimaneva del tracciato del convento andava cancellato, distrutto. Poco conta che in Europa situazioni del genere si risolvono contemplando il recupero totale dei ruderi, poco conta che fra le varie famiglie storiche leccesi legate a quel complesso ci fosse anche quella degli Acaya. Tutto giù. Partendo però proprio da queste considerazioni storiche, anzi meglio, dal mutato sentimento nei confronti della tutela della storia un gruppo di cittadini ha sollevato più recentemente la questione dei ruderi da non distruggere. 

La burocrazia però è implacabile e chi si era visto approvare il progetto senza tutela dei ruderi ha dovuto fare i conti con questo cambiamento culturale. Di qui l’ultimo contenzioso fra le varie parti che si è concluso solo nei mesi scorsi con una soluzione all’italiana, il classico “compromesso”: del convento si abbatterà tutto eccetto quanto rimane della chiesa.

 

Fabio Antonio Grasso