Il centro d’accoglienza per immigrati stagionali chiude i battenti. Intanto i lavoratori stranieri si arrangiano come possono nelle campagne sulla via che conduce a Lecce
La notizia pesa come un macigno: la masseria Boncuri, in cui venivano ospitati i migranti che in estate giungono in città per la raccolta delle angurie e dei pomodori, quest’anno non riaprirà. Il sentore lo si era avuto qualche settimana fa, quando la Prefettura di Lecce si era così espressa: “Non dovrebbero porsi, per la stagione 2012, le esigenze che avevano determinato, negli anni passati, una alta presenza di manodopera stagionale nell’area agricola di Nardò e che avevano portato l’Amministrazione comunale, con la collaborazione della Provincia di Lecce, all’allestimento del campo presso la locale masseria Boncuri”.
Da qui un susseguirsi di reazioni e polemiche. In particolare la Cgil ha manifestato più volte il proprio disappunto sulla decisione di non riaprire Boncuri: una struttura che, seppur tra mille difficoltà e contraddizioni, garantiva ai lavoratori almeno i servizi essenziali. Tuttavia, è nata l’esigenza di strutturare un protocollo d’intesa tra parti datoriali e sindacali. Il protocollo è stato firmato, oltre che dalla Cgil, dai sindacati Uila Uil e Fai Cisl, insieme con le associazioni di categoria Cia, Coldiretti e Confagricoltura.
L’obiettivo è quello di mettere in relazione diretta aziende agricole e lavoratori, svuotando il ruolo illecito dei mediatori e facilitando l’incontro tra domanda e offerta. Utilizzare le classiche “liste di prenotazione” redatte negli appositi luoghi istituzionali può essere un metodo per combattere l’illegalità del caporalato, un pentolone scoperchiato quando due mesi fa le forze dell’ordine hanno tratto in arresto sedici imprenditori agricoli della zona. Mauro Fioretti e Salvatore Giannetto (Uil) aggiungono: “Abbiamo inoltre avanzato una richiesta precisa, ossia che un istituto bancario possa costituire una sorta di cassa privilegiata monitorata per il pagamento delle prestazioni lavorative”. Antonella Cazzato (Cgil) aggiunge: “Riteniamo che Boncuri vada riattivata, ma anche che si debba andare oltre. Occorre impegnare l’intero Ambito Sociale di Zona, i Comuni che ne fanno parte, quelli nelle cui campagne le persone vengono portate a lavorare”.
Già nei giorni scorsi Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai, il ramo della Cgil che si occupa dei lavoratori dell’agroindustria, era tornato sull’argomento: “Come facciamo a far leggere il protocollo ai lavoratori se non si dispone di masseria Boncuri? Stiamo incontrando moltissime difficoltà perché i lavoratori stessi sono sparsi sul territorio”. In effetti, la situazione a Nardò sembra tornata essere quella di qualche anno fa: lavoratori accampati confusamente nelle campagne sulla via che conduce a Lecce, con gli ulivi a far da guardaroba e strade tutt’altro che illuminate percorse a piedi schivando lo sfrecciare delle automobili.
Stefano Manca