Belle, indipendenti, ma soprattutto con una viscerale e innata passione per le moto (in particolare le custom): un’attrazione sempre più forte nel nostro Salento per le due ruote, che oggi non è più un’esclusiva degli uomini e che vede le donne sempre più protagoniste nei raduni e negli eventi dedicati ai biker
Sono giovani, indipendenti e hanno una cultura medio-alta, tanto che da qualche sondaggio emerge che arrivano a leggere anche 50 libri all’anno. Sono le donne motocicliste, ragazze che si sono accostate spesso per caso a questi mezzi di trasporto. Perché dietro a una vera donna motociclista non sempre c’è un fidanzato o un parente che le ha introdotte alla materia, ma dipende da una libera scelta. Perché una moto non è solo vento tra i capelli, velocità e libertà, ma soprattutto indipendenza, anche perché moltissime di queste ragazze imparano a riparare le proprie moto, per essere indipendenti dagli uomini.
Dimenticate le ragazze in bikini con l’ombrellino che si vedono in compagnia dei piloti nei campionati di Formula Uno o Motociclismo, le moto (e in particolare le custom) sono tutto un altro paio di maniche. La verità, però, è che queste nuove donne motocicliste non hanno inventato nulla e non vengono dal nulla, anche se crescono esponenzialmente nel numero, soprattutto negli ultimi venti anni. Nel 1897 Lea Lamoine vinse il primo campionato francese dedicato alle donne motocicliste: all’inizio era molto differente, Lea indossava gli stivali, la gonna, la camicetta e il cappello, ed era molto lontana dalle ragazze che peraltro costellano l’immaginario maschile, con delle tute attillate. Un po’ come “Black Mamba”, il personaggio interpretato da Uma Thurman nel film Kill Bill di Quentin Tarantino, che ha persino lanciato una moda con la sua moto e la sua sexy tutina gialla a righe nere. E se uno dei sogni erotici del manga “Golden boy” è proprio una brunetta su una motocicletta, è perché il fascino delle donne su due ruote non è solo nell’aspetto, nell’inattesa immagine di un volto femminile che spunta mentre la centaura si toglie il casco integrale, ma l’idea dell’emancipazione, della libertà tout court di essere o di vivere tutto ciò che si desidera. Perché, come dice Anna, uno dei personaggi del film di Pedro Almodovar Donne sull’orlo di una crisi di nervi (1988) parlando a proposito dei tradimenti del suo uomo, “ho intenzione di mollarlo e di comprare la moto nuova, perché quando ce l’ho, che bisogno ho di un uomo? È più facile conoscere la meccanica che la psicologia maschile”.
E le motocicliste salentine non sono da meno: tra raduni e altre attività attestano una presenza in forte crescita, e altrimenti non potrebbe essere. Abbiamo ascoltato testimonianze dirette da parte di tre centaure e di addetti ai lavori per tracciare un quadro completo e dettagliato di un fenomeno di costume che è totalmente avulso dal femminismo (anche se qualcuno potrebbe pensare che le due cose collidano), ma che attesta invece solo cuore, passione, cultura e intelligenza. In fondo, la parola “motocicletta” è un sostantivo femminile.
Daniela Martire
È una esperta biker che appartiene al mondo “harleyista”, tanto da possedere con orgoglio una Harley Davidson Sportster 883 Low. Di origine barese ma salentina d’adozione, Daniela è una libera professionista che lavora nel campo del benessere e attualmente collabora anche in un locale Harley di Lecce; nell’ambiente è conosciuta come “Valchiria”, per la sua disponibilità ad aiutare gli amici in difficoltà: “La mia passione per questa moto è legata al ricordo di una persona che vedevo sempre a bordo della sua Harley e che per questo mi affascinava molto. La realtà harleyista è molto bella e vasta, ti permette di conoscere tantissimi nuovi amici ed è caratterizzato da sentimenti di fratellanza, unità, coesione, tanto è vero che ci si aiuta anche se non ci si conosce. È anche un mondo pieno di fantasia perché spesso le Harley sono oggetto di trucchi e modifiche, ma bisogna vivere lo stile ‘harleyista’ per capirlo veramente. In questa mia passione, a livello personale, ho riscontrato rarissimi pregiudizi verso le donne, anzi ho ricevuto rispetto, ammirazione e solidarietà, proprio come si addice allo stile Harley. Ora mi trovo nel Salento e ci resterò a lungo; ho viaggiato e vissuto in tutta Italia e all’estero con la mia moto, ma questa terra si presta molto alla mia passione, sia per i suoi paesaggi incantevoli, sia per il calore e la mentalità aperta dei salentini, sia per la sua straordinaria cucina”.
Paola Ruggiero
35 anni, è di Melendugno, gestisce un ufficio di assicurazioni e rappresenta lo “stile biker” con la sua Suzuki Intruder 800: “Il mio amore per le moto è sempre esistito fin da piccola, anche se all’inizio avevo paura a salirci. Un timore che è però scomparso del tutto lo scorso maggio, quando ho smesso di partecipare ai raduni soltanto come accompagnatrice del mio ragazzo, a bordo della sua Harley, e ho deciso di comprare la mia Suzuki. Da allora partecipo attivamente e da sola a tutti i raduni e gli eventi organizzati da associazioni e moto club. Non ho ancora molta esperienza, ma mi trovo a mio agio, anche con gli uomini; tra noi si crea un gruppo di amici dove vige il rispetto sia nei confronti dell’altro sesso, sia anche nei confronti delle moto che ognuno possiede. Il nostro è un mondo senz’altro particolare, ma assolutamente bello”.
Manuela De Angelis
Lei è una frizzante 28enne di Lecce che gestisce un bar e che rappresenta benissimo lo stile custom e, a differenza delle sue due colleghe, nota diffidenza da parte degli uomini: “Guidare la mia Yamaha Custom 550 mi dona un senso di libertà, è come avere le ali dietro la schiena ed è diverso dal guidare un motorino o uno scooter; è una sensazione completamente diversa, unica e che solo gli appassionati di moto e custom possono conoscere. La passione che ho per le moto è innata, fa parte del mio dna. Sono sempre stata un po’ pazzerella e così i miei genitori mi hanno sempre proibito di salire su una moto, ma una volta raggiunta l’indipendenza l’ho subito acquistata, nonostante il parere contrario del mio fidanzato, anche lui biker, ma timoroso per la mia incolumità. Ciò che invece disapprovo è lo scetticismo generale che noto, almeno nei miei confronti, da parte del gruppo maschile; alcuni di loro infatti credono che le biker siano solo ragazze con voglia di atteggiarsi e che portare una moto di grossa cilindrata sia ancora una prerogativa degli uomini; è stato però dimostrato che le donne in moto sono più prudenti e protagoniste di meno incidenti, quindi sembra che debbano essere gli uomini a godere di minor fiducia. Ci terrei poi a difendere il nostro mondo; forse a causa dei film con protagonisti i centauri, soprattutto ‘customisti’, la nostra immagine risulta negativa, invece siamo delle persone sane e normalissime, forse solo un po’bizzarre, ma chi non lo è ai giorni nostri?”.