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Capitale del barocco e delle multe

Sei milioni di euro nelle casse comunali solo nel 2014, il 25% in più rispetto al 2013: così Lecce è al quarto posto in Italia secondo il Sole 24 Ore. Ma le multe per il grattino scaduto sono nulle

Quello delle multe automobilistiche è uno degli espedienti principali per rimpinguare le casse sempre più magre dei Comuni italiani e Lecce continua a non essere da meno. Sei milioni di euro di incassi solo nel 2014, più di 97 euro per patentato: la capitale del barocco si conferma in testa alla classifica dei capoluoghi italiani dove le multe pesano di più. Nello studio pubblicato nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore emerge che nel capoluogo salentino il gettito di denaro nelle casse comunali è aumentato del 25% rispetto al 2013. Lecce è al settimo posto in Italia per incassi su ciascun patentato nel 2014 e al quarto per quanto concerne l’aumento assoluto di incassi da multe rispetto al 2013, superato solo da Reggio Calabria, Avellino e Lecco.
Automobilisti leccesi indisciplinati, verrebbe quindi da dire. Ma è proprio così? Forse no, però. Perché la notizia di questo incremento percentuale da record di fatto dovrebbe fare il paio con altra apparsa solo qualche mese addietro che riguarda la nota, famigerata vicenda dei grattini scaduti. Una sentenza del Giudice di Pace di Lecce, Giuseppe Paparella, dell’ottobre scorso stabilisce infatti che chi parcheggia la propria auto in un’area a pagamento non può essere multato se il grattino è scaduto. Il Codacons Lecce, che aveva portato la questione in tribunale, nei mesi scorsi aveva quindi deciso di diffidare il Comune di Lecce “per preservare i diritti di cittadinanza dinanzi a inaccettabili violazioni di legge”.
A ben vedere l’analisi del Sole 24 Ore dimostra con chiarezza l’eccezionalità del caso Lecce, ovvero l’andare in controtendenza del capoluogo salentino rispetto alle altre città italiane quando si afferma: “Gli anni d’oro per le casse locali, quando la strada dava una grossa mano per far quadrare i conti e finanziare qualche spesa in più, sono lontanissimi: tra 2010 e 2012 i verbali hanno prodotto in modo più o meno stabile 1,5 miliardi all’anno, cioè il 20% in più di quanto si riesce a raccogliere oggi, e dal 2008, cioè da quando esiste il cervellone del ministero dell’Economia che monitora in tempo reale le entrate e le uscite degli enti pubblici, non si era mai scesi così in basso, complice anche la riduzione del traffico dovuta alla crisi”.

 

Fabio Antonio Grasso