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Bello luogo?

Breve viaggio in un parco troppo spesso dimenticato, tra cantieri, muretti a secco caduti, bagni e fontane non funzionanti. E senza un bar 

 

Per un giorno, per un solo giorno proviamo a fare i turisti. Non quelli per caso, ma quelli che sull’onda della grande pubblicità di Lecce città candidata a Capitale Europea della Cultura 2019, decidessero di venire nel capoluogo salentino e per esempio -ma solo per esempio- volessero trascorrere qualche ora in uno dei parchi più celebrati della città, quello della Torre di Belloluogo. 

L’odore di avventura però si avverte da subito perché non è facile trovare un mezzo pubblico o, meglio ancora, indicazioni stradali chiare che ci aiutino ad arrivare al parco. Ricominciamo: a circa 20 minuti a piedi da Porta Rudiae si trova questo parco. È tutto? Non proprio, perché l’ignaro turista quando fosse arrivato a destinazione troverebbe il parco chiuso la mattina (apre alle 15 e chiude alle 20, è aperto la mattina solo nei giorni festivi). Se solo fosse però riuscito ad entrare avrebbe scoperto un parco di fatto diviso a metà: una parte con lavori in corso e l’altra no. Nulla di male e tutto normale. 

Immaginiamo adesso il turista volesse fare un poco di attività fisica, esiste un percorso attrezzato? No. E se avesse un cane (caso molto frequente, tanto più che è uno dei parametri per valutare la modernità di una città) potrebbe entrare? No. Manca infatti ancora una parte destinata ai fedeli amici dell’uomo. La cosa più interessante è che in questo tipo di difficoltà emerge -ce lo conferma una delle tante utenti con cane al seguito- tutta l’italica furbizia o fantasia (chiamatela come vi pare): cani e umani si spostano nella parte del parco oggi chiusa da reti a causa dei lavori in corso (quelli che ci hanno impedito di vedere l’interno della torre storica) e qui cani e padroni posso scorrazzare liberamente. 

C’è manutenzione? Sì, esiste. Ma qualche muro caduto e il cemento di certi percorsi sconquassato lasciano intendere che non è sufficiente. Al turista o, peggio ancora, al figlio di questi è meglio non scappi la necessità di un bagno: ne esiste solo uno, molto sporco e talmente mal messo da ricordare quelli delle case bombardate di Sarajevo. E se qualcuno avesse sete? Né un bar né, soprattutto, una fontana funzionante (quella che c’è è fuori servizio). 

La domanda principale è però la seguente: siamo davvero in presenza di un parco progettato che esprima un’idea, uno spazio? Giusto per i meno tecnici fra noi, è bene ricordare che nel resto del mondo esiste una materia che prende il nome di “Arte dei Giardini”, ma a Lecce e nel parco della Torre di Belloluogo hanno però deciso di farne a meno. 

Un parco non si fa a parole sulla carta ma con fatti concreti. Dopo il giardino “all’italiana”, dopo quello “all’inglese” possiamo decretare la nascita di quello “leccese” fatto soprattutto di promesse ancora da mantenere. 

 

Fabio Antonio Grasso