Tre aree boschive del parco costiero salentino sono state infettate da un parassita che porta in breve tempo alla morte querce e lecci. In particolare la situazione peggiore è quella del bosco di querce di Castro
Non si tratta ancora di emergenza, ma la situazione è abbastanza delicata. Numerosi esemplari di querce e lecci che costituiscono i boschi del Parco “Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase” sono stati infettati da un parassita che in breve tempo porta gli arbusti all’essiccazione. Il fenomeno si è verificato nel bosco di querce di Castro (il caso più grave), nel bosco delle vallonee di Tricase e nel canalone della zona Acquaviva (anche se in maniera marginale). Il presidente del Comitato Esecutivo del Parco Otranto-Leuca, Nicola Panico, spiega come l’ente si stia adoperando per salvare la vegetazione: “Abbiamo innanzitutto sfruttato un finanziamento regionale relativo all’Asse 2 del Po Fers, nel quale siamo riusciti ad inserire un’indagine fito-sanitaria, principalmente per il bosco di Castro. Sul posto è giunta la Guardia Forestale che ha confermato la presenza di questo parassita a loro già noto. A breve, poi, riceveremo l’esito di un nostro progetto presentato in Regione con la misura 227 del Psr e che punta alla rinaturalizzazione e rivitalizzazione delle piante”.
Il progetto interesserà individualmente le tre aree boschive colpite dal parassita: “Per il bosco di Castro -prosegue Panico- abbiamo previsto una precisa successione di interventi. Si partirà innanzitutto dal diradamento, l’area interessata verrà cioè pulita dalle piante marce e secche; si procederà quindi al taglio degli arbusti in modo da renderli più distanti tra di loro, diminuendo così il rischio di contagio reciproco; infine, ci occuperemo della dislocazione, sempre all’interno dell’area, delle strutture ludiche e sportive presenti. Ciò comporterà il rifacimento totale di queste, utilizzando materiali ecologici o ecocompatibili ed ecosostenibili. Stesse misure anche per la zona Acquaviva, per la quale è stato inoltre prevista l’autorizzazione per realizzare un parco-avventura, sfruttando le caratteristiche naturali dell’ambiente. Infine, abbiamo intenzione di proteggere il bosco di Tricase con la creazione di uno steccato in legno o l’ampliamento del muretto di recinzione già presente; questo per salvaguardare un raro bosco di querce di seme, importante per i biologi naturalisti, che di recente è stato protagonista di un incendio che fortunatamente non ha avuto gravi conseguenze, grazie anche alla nostra opera di pulizia effettuata solo 30 minuti prima”.
Mentre i forestali sono ottimisti sul ripristino della vegetazione, il pericolo più imminente è rappresentato dall’incuria: “Dal recupero al degrado, il passo è breve. Crediamo, quindi, che sia necessario creare delle strutture di gestione. L’idea è quella di avvicinare le comunità di riferimento alle aree interessate, affidando loro gestione, vigilanza e manutenzione delle stesse. Il recupero non deve essere fine a se stesso, ma finalizzato alla sua fruizione, soprattutto turistica. In questa maniera si creerà un importante legame tra il Parco e le attività sportive, oltre ad un ritorno economico reciproco”. In questa missione non saranno escluse le amministrazioni comunali: “Il Parco è anche un consorzio di 12 comuni che mantengono le proprietà delle aree interessate, le quali sono finalizzate per mezzo dell’ente di gestione del Parco. Prima della presentazione del progetto, ho acquisito dai rispettivi comuni la disponibilità delle aree inserite nel progetto, e questa rientra in quelle assemblee coi 12 sindaci e la Provincia che periodicamente convoco per illustrare i piani ideati dal Comitato per la salvaguardia e la valorizzazione del Parco”.
Alessandro Chizzini