A Tricase Porto è stata allestita una originale Natività in villa Guarini dai pescatori titolari di “gozzi” in legno per richiamare l’attenzione del Comune sui posti barca. L’Associazione “Libeccio”: “Non vogliamo essere sfrattati con le nostre barche”
La bufera del “Libeccio” si rende protagonista del Natale tricasino. L’omonima associazione di pescatori solleva raffiche di colpi contro l’Amministrazione comunale, rea nel mese di giugno 2009 di aver affidato la gestione del porto alla società “Marine Srl” di La Spezia. Insorgono così i residenti pescatori che, proprietari di 13 imbarcazioni in legno, si trovano costretti a pagare dai 1.200 ai 1.600 euro all’anno per un posto barca, dovendosi accollare l’oneroso balzello. Il presepe, allestito nella storica villa Guarini che si affaccia sull’area portuale, vuole richiamare appunto l’attenzione del sindaco Antonio Musarò e degli amministratori comunali affinché questa antica categoria di pescatori non venga sfrattata dal bacino.
L’Associazione “Libeccio” è nata con lo scopo di mantenere in vita la tradizione degli scafi in legno, ma anche per offrire a residenti, turisti e villeggianti un servizio sociale, utile in diversi settori. “L’aumento vertiginoso delle tariffe per ormeggiare i natanti è insostenibile per un porto come quello di Tricase -sbottano i pescatori- e se da un lato l’Amministrazione intende migliorare i servizi nel comparto portuale, dall’altro i titolari dei gozzi si vedono costretti a tirare a secco le loro barche con tutte le conseguenze che ne derivano”. L’unione dei pescatori, nonostante abbia presentato mesi fa una richiesta scritta al sindaco per cercare di trovare una soluzione al problema, ad oggi non ha ricevuto alcun riscontro. Ora tutti sperano nell’incontro che si terrà il 9 gennaio prossimo nella canonica della parrocchia “San Nicola” di Tricase porto, tra sindaco e pescatori, per giungere ad un compromesso. Intanto nel presepe che richiama il paesaggio portuale fanno bella mostra delle frasi in caratteri cubitali. “Questi sono i nostri gozzi che l’Amministrazione comunale intende far morire”. Ed ancora “Manteniamo viva la nostra cultura, manteniamo vivi i vecchi gozzi in legno che da decenni galleggiano nelle acque di Tricase porto”.
Impazza poi il popolo di Facebook che lancia oltre 800 messaggi sul web. “Protestiamo garbatamente perché non è stata garantita la nostra presenza nel bacino, magari applicando uno sconto sulle tariffe -spiega Mario Ruberto, presidente dell’Associazione “Libeccio”- Veniamo trattati alla stessa stregua di coloro che detengono barche di lusso in vetroresina. La nostra alzata di scudi parte proprio da qui, se tiriamo a secco i gozzi rischiano di essere utilizzati come legna da ardere”. Le tipiche tradizionali imbarcazioni in legno, lunghe circa 6 metri, realizzate dalla perizia tecnica dei maestri d’ascia dei cantieri “Frassanito” di Marittima, hanno una forma inconfondibile con prua e poppa quasi uguali. La chiglia solitamente viene lavorata a mano con attrezzi tipici degli stessi maestri, le ordinate con il fasciame in pino marittimo vengono modellate con il fuoco ed ogni pezzo di legno è posizionato con chiodi zincati. “Intendiamo rivivere l’antica tradizione che ci è stata tramandata dai nostri avi -sottolinea Giuseppe Ferrarese-. Per noi ha un grande valore di ricchezza, cultura e sudore”.
A salire sui gozzi anche il padre spirituale dei pescatori, il parroco di Tricase porto, don Luigi Mele, che scrive al sindaco di non cancellare la memoria storica. “Sono la caratteristica del nostro porto, hanno segnato profondamente la vita delle famiglie dei pescatori -si legge nella lettera del parroco- e hanno costituito la risorsa materiale di tutti gli abitanti del luogo. La gente del porto deve pur vivere e non deve essere espropriata”. Anche il rettore Donato Valli, nota figura storica del luogo, appassionato di pesca, scrive su Facebook e lancia un grido d’allarme a favore dei proprietari dei gozzi che andrebbero agevolati. “Vogliamo continuare ad offrire -ribadisce Angelico Ferrarese– un servizio sociale non solo al Comune, ma a tutti coloro che spesso si trovano in difficoltà in mare e nell’attracco delle imbarcazioni turistiche. Il nostro soccorso è sempre garantito gratuitamente a tutti i natanti, poiché siamo sempre vigili sul posto. Nei giorni scorsi siamo stati per primi a segnalare contenitori sospetti affioranti sull’acqua nelle vicinanze della nostra baia portuale ed in collaborazione ai carabinieri, salpati sui nostri gozzi, abbiamo recuperato lo stupefacente, nonostante le condizioni del mare fossero proibitive”.
Più che un presepe una denuncia, dunque. Un messaggio determinato e un forte grido per salvare l’antica tradizione dei pescatori. Speriamo che il MayDay possa essere raccolto dalle istituzioni.
Giovanni Nuzzo