“Chi vuol essere grande tra voi, sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
La terza domenica di ottobre da sempre è considerata Giornata Missionaria Mondiale, per le riflessioni e le preghiere richieste da questa grande intenzione. Il tema di quest’anno è “il Vangelo senza confini” perché la Parola di Dio ha in sé una forza che non ha limiti e abbatte ogni barriera, superando qualsiasi ostacolo che incontra. Un tempo si pensava la Missione e i missionari come realtà lontane dal nostro mondo quotidiano, bisognava partire per altri continenti, lasciando i propri affetti, la propria lingua e mentalità per adattarsi ad un altro modo di pensare, vedere e agire. Dalla terra di origine si portava solo la fede cristiana, con l’apparato liturgico in lingua latina e secondo lo stile di Roma per esprimere la cattolicità della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha del tutto cambiato la prospettiva e ha allargato l’orizzonte. Il papa Paolo VI a riguardo ha coniato la famosa espressione: “La Chiesa è missionaria dappertutto, altrimenti non è Chiesa”! Allora, non si tratta solo di andare in terre lontane, ma di accogliere chi viene da lontano con il criterio non solo del dare ma anche del ricevere per il dono della reciprocità.
Nel disastro ambientale di Messina mi ha colpito la testimonianza di un prete di colore, parroco in uno dei paesi alluvionati. Ha detto: “La vita e la morte non hanno colore, sono doni da accogliere, rispettare e soccorrere sempre e ovunque”. Ecco il bello dell’annuncio cristiano, che non è monopolio del vecchio continente europeo, dal quale sono partite schiere innumerevoli di missionari, ma appartiene ad ogni razza, lingua e cultura con l’unica prerogativa dettata dal Maestro che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
Frate Robero Francavilla