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Zona di guerra

In principio era la paura per l’uranio impoverito, adesso il poligono di Torre Veneri a Frigole è sotto il tiro incrociato della Procura di Lecce, per l’ipotesi di disastro ambientale, e della Commissione parlamentare d’inchiesta, che nell’ultima relazione pubblicata il mese scorso ha evidenziato necessità di bonificare ulteriormente l’area dai metalli pesanti presenti nel terreno e nell’area marina 
 
Al Poligono di Torre Veneri viene esploso materiale tossico? È questo l’inquietante interrogativo che, nonostante i fari accesi dalla stampa locale e una relazione parlamentare, resta ancora uno spauracchio per militari di stanza a Frigole e abitanti della zona. Un immenso punto di domanda a cui, si augurano i cittadini, l’inchiesta aperta lo scorso 28 gennaio dalla Procura di Lecce potrà dare finalmente una risposta. Il fascicolo, in mano al sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone, fa seguito alle denunce dell’associazione Lecce bene comune, che a maggio dell’anno scorso ha presentato un esposto per disastro ambientale -integrato a ottobre- e un nuovo esposto è seguito a dicembre. Il timore dei responsabili di Lecce bene comune era il possibile impiego di armamenti all’uranio impoverito, la cui pericolosità per il corpo umano è stata ampiamente dimostrata. 
E se, al momento dell’esposto, la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito non aveva ancora depositato la relazione definitiva (lo ha fatto il 7 gennaio scorso), fugando i dubbi circa il possibile utilizzo di uranio impoverito, è vero pure che neanche la Commissione romana è riuscita a definire chiaramente quali altri materiali siano utilizzati nel poligono. Per di più tre militari hanno dichiarato di aver contratto patologie tumorali dopo aver prestato servizio a Torre Veneri. 
Esiste una correlazione con le patologie sviluppate dai militari? È questo ciò che la Procura di Lecce dovrà chiarire, scavando in un passato che giace sotto la sabbia. Nel frattempo, comunque, il dibattito pubblico continua a essere infuocato. Così, nei giorni scorsi, mentre la Scuola di Cavalleria di Lecce si affrettava a ribadire che il Poligono di Torre Veneri non ha mai utilizzato armi all’uranio impoverito così come, peraltro, proverebbero le indagini di Arpa Puglia, l’assessore alle Politiche ambientali del Comune di Lecce Andrea Guido incalzava la stessa Scuola di Cavalleria perché chiarisse le procedure impiegate per la tutela ambientale del luogo. “Come dovrei interpretare questo silenzio -ha dichiarato Guido-? L’unica spiegazione ammissibile è che, con ogni probabilità, questi atti, previsti dalla legge, presentino delle imprecisioni o delle incongruenze o, addirittura, non siano mai stati redatti”. 
 
Giorgia Salicandro