Assobalneari Salento denuncia un’eccessiva presenza di venditori ambulanti sui litorali e chiede una nuova regolamentazione, sostenendo i rischi di sicurezza e di igiene
Uno sciame multirazziale che invade le spiagge, portando colore e simpatia, nel variegato mondo di offerte economiche che propongono al turista, in vena di relax e riparato sotto l’ombrellone dal solleone di agosto: sono l’esercito dei “vu cumprà” che, come ogni estate, inevitabilmente invadono il Salento e le sue spiagge in cerca di clienti a cui rivendere qualcosa della mole di merce a propria disposizione. In qualche caso, però, c’è chi storce il naso e trova molesta la presenza, soprattutto quando si fa pressante: è un po’ la stessa sensazione delle chiamate pubblicitarie che aggrediscono le linee telefoniche. Per questo, Assobalneari Salento, prendendo atto di una degenerazione che si starebbe verificando a Torre Mozza, sul territorio di Ugento, dove i “vu cumprà” sarebbero una vera e propria comunità itinerante da un lido all’altro, chiede un freno.
“Sono troppi!”: è questo il messaggio che arriva chiaro dagli operatori degli stabilimenti balneari, che, pur assicurando il massimo della tolleranza, iniziano a non vedere di buon occhio l’eccessiva presenza dei venditori ambulanti. Un “assalto” che non piace per una serie di situazioni e principi, a partire dalle questioni igienico-sanitarie: come chiarisce Mauro Della Valle, presidente di Assobalneari Salento: “Alcuni di loro, come ci hanno raccontato alcuni titolari di stabilimenti, si accampano con i cartoni, dormono sulle dune, fanno i bisogni per terra, nonostante siano loro messi a disposizione i servizi pubblici”.
In alcune aree del Salento la provenienza sarebbe diversa: si va dal senegalese all’indiano, dal pachistano al marocchino, dal bengalese al cingalese. “Nessuna questione di razzismo o di chiusura verso l’extracomunitario -chiariscono dall’associazione-, ma siamo noi che presidiamo il demanio marittimo e sappiamo che cosa accade. Certamente, qualche turista, che viene a rilassarsi, storce il naso, s’infastidisce quando viene avvicinato in un momento di riposo e occorre che noi decidiamo prima o poi che offerta vogliamo dare ai nostri vacanzieri”. Un altro timore stringente è quello che qualche “vu cumprà”, oltre a non avere una licenza commerciale, rivenda merce taroccata o che, tra di loro, si nasconda qualche nomade con intenzioni tutt’altro che commerciali.
Una spiegazione logica all’incremento numerico di venditori ambulanti sarebbero la discesa dal Nord di chi ha perso il lavoro o per via dei divieti di vendita scattati sulle spiagge del Settentrione, si vede costretto ad emigrare a Sud. Tuttavia, Mauro Della Valle chiama all’appello anche l’Adoc, che “al momento non sentiamo su questa necessità” e ritiene necessario garantire regole certe al settore turistico: “Serve un appello ad intensificare i controlli sul demanio marittimo, per colmare il vuoto che si è venuto a creare di autorità sulle spiagge. Sono state bypassate le Capitanerie di porto, che ormai operano soprattutto per garantire la sicurezza in mare”. Una proposta c’è già e creerà certamente discussione: “Occorre istituire una nuova figura professionale, quella dell’ispettore di spiaggia, anche a spese degli imprenditori balneari, purché abbia qualche titolo abilitativo, che gli permetta di esercitare un potere reale”.
Mauro Bortone