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“Vito Fazzi”, liste d’attesa da 15 mesi per Ginecologia

Eccellenza e inefficienza infrastrutturale caratterizzano il nosocomio leccese. Per Ginecologia lunghe liste d’attesa obbligano a viaggi fuori provincia chi ha bisogno di cure urgenti 
 
19 medici, 18 ostetriche, 39 infermieri, 7 operatori socio-sanitari. Il personale è presente e di alto profilo professionale. Cos’è che manca allora? Manca una valutazione delle priorità, manca l’assunzione di responsabilità da parte di quel sistema che regola le infrastrutture sanitarie. Ma qui non si parla solo di numeri, in ballo non ci sono operazioni matematiche, ci sono persone, persone malate in lista d’attesa da 15 mesi che aspettano una risposta che forse non arriverà o arriverà quando quella necessità sarà divenuta talmente impellente da muovere al sacrificio di andar via da un’altra parte. 
L’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce si è guadagnato negli anni la nomina di struttura d’eccellenza in loco salentino, per le sue alte specialità, eppure, oggi, rischia, di diventare polo dalle infinite potenzialità che, per beffa, resteranno nel ricordo comune soltanto come inespresse o, addirittura, inutili, e i figli legittimi di questa terra si sentiranno diseredati, considerati solo nelle misura di cittadini che pagano ma che mai ricevono. 
È drammatica la storia sanitaria leccese: 50 posti letto per accogliere tutti, degenti di ginecologia, di ostetricia, di oncologia, tutti in unico grande calderone e la priorità è giustamente proiettata sull’urgenza. Pensate che il cancro si opera in laparoscopia al “Vito Fazzi” e dopo due giorni la paziente è a casa. Sono, però, interventi ad ogni modo complessi e richiedono tempo. Peccato che le sale operatorie siano attive solo 6 ore al giorno e le sedute previste solo 12 al mese. Ma ad avere bisogno di assistenza sono anche le madri gioiose che attendono l’arrivo della “cicogna”, o donne-madri e donne con problemi di diversa natura che cercano assistenza e al contempo asilo psicologico perché la propria intimità diventa motivo non solo di preoccupazione ma di insicurezza, imbarazzo, difficoltà nel rapporto con sé stesse e con gli altri. 
Lo spaccato che viene fuori è inquietante e rivela due facce della stessa medaglia: una che parla di eccellenza, competenza, senso del dovere; l’altra che, invece, evidenzia forti deficit infrastrutturali.  La verità è dunque nel mezzo, il problema è che in quel ‘mezzo’ aspettano da 15 mesi quei tanti cittadini che hanno diritto a cure e attenzione. 
 
Alessandra Caiulo