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Via Otranto, il Tar restituisce i terreni espropriati ai proprietari

Dopo dieci anni, il Tribunale Amministrativo ha imposto al Comune la restituzione ai legittimi proprietari dei terreni occupati per l’ampliamento di via Otranto 
Una sentenza del Tar di Lecce ha messo fine (almeno per il momento) ad una battaglia legale lunga ben dieci anni. Il Tribunale Amministrativo Regionale si è infatti pronunciato su un ricorso presentato nel 2002 da alcuni cittadini magliesi contro il Comune per l’annullamento del decreto con cui il Settore Tecnico dispose l’occupazione di urgenza dei suoli di proprietà dei ricorrenti necessari per la sistemazione e l’ampliamento di via Otranto; aree comprese nel Piano di Lottizzazione (PdL) del Comparto 11. Nella camera di Consiglio dello scorso 11 aprile i magistrati della Prima Sezione del Tar di Lecce hanno accolto il ricorso dei proprietari terrieri disponendo l’annullamento del provvedimento impugnato, la restituzione dell’area ai ricorrenti da parte dell’Amministrazione e un adeguato risarcimento a carico della stessa.
In questo modo, i giudici hanno accolto tutte le richieste presentate dai ricorrenti, i quali avrebbero anche accettato l’equivalente monetario dell’area come alternativa alla restituzione. Le ragioni della sentenza del Tar si individuano nelle caratteristiche stesse del Piano di Lottizzazione del comparto 11; la mancata sottoscrizione dei ricorrenti ha dato al piano il valore di un qualsiasi strumento urbanistico, privandolo delle caratteristiche di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità. Il vincolo del Piano ha inoltre validità quinquennale ed entro questo periodo il Comune avrebbe dovuto dare inizio alla procedura di espropriazione o alla restituzione delle aree. Non avendo agito in nessuna delle due alternative entro i cinque anni, i suoli dei ricorrenti sono diventati “zona bianca”.
Il Comune di Maglie potrebbe impugnare questa sentenza, ma il sindaco Antonio Fitto procede con cautela: “Si tratta di un Piano di Lottizzazione approvato circa trent’anni fa. Abbiamo prima bisogno di analizzare e studiare tutte le procedure tecniche che col tempo hanno portato al decreto di occupazione dei suoli e poi, se sarà il caso, impugneremo la sentenza; i tempi non saranno però brevi”.
Alessandro Chizzini