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Vendola, nessuna riserva da sciogliere

Nonostante i tentennamenti del Partito Democratico, Vendola conferma la sua volontà di candidarsi “contro ogni forma di gattopardismo”. L’Udc intanto è corteggiato dal centrodestra che parla di un presidente ormai sconfessato

 

Dalla “Città del Libro” di Campi Salentina, dove ad accoglierlo c’era una parte del suo popolo, Nichi Vendola (nella foto) domenica scorsa aveva ribadito: “Non faccio passi indietro perché ho un impegno con questo popolo”. Commosso dai cori e dagli striscioni che recitano “Nichi o niente” di chi fa il tifo per lui, contro la decisione del Pd pugliese, Vendola va avanti e parla della Puglia in cui la sua amministrazione ha “introdotto uno stato di diritto prima inesistente”, spiega il presidente che per questo motivo di autodefinisce “un inquilino scomodo della politica” che oggi una parte della politica vorrebbe escludere. “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” afferma Vendola che citando la celebre terzina di Dante in riferimento al tema dell’incontro “Sessant’anni dal Grande Fratello, da Orwell a Berlusconi. La metafora del potere”, sembra voler ammonire i suoi. Vendola aggiunge infatti che “Una coalizione che non venga costruita sul programma è una coalizione che rischia di essere propedeutica a una nuova stagione di trasformismo. Noi, al Sud, rischiamo di restare segnati dal gattopardismo, che ha divorato la credibilità della politica”.
“Per me l’allargamento riguarda il territorio sociale -ha poi continuato il presidente Vendola-, un patto con le nuove generazioni, un nuovo profilo programmatico. In quest’ottica ben venga il contributo anche di altri interlocutori all’interno del centrosinistra. Ma quello di cui abbiamo bisogno è innanzi tutto una bonifica morale: come si fa a dire “faccio l’accordo con gli uni o con gli altri?”. Vendola ha poi aggiunto che “la coalizione si trova davanti a due possibilità. La prima, sulla base di un giudizio positivo dell’amministrazione regionale, è la riconferma del presidente uscente. La seconda possibilità, in relazione a un allargamento su cui il presidente è d’accordo, è decidere chi è il sovrano. E il sovrano per me è la democrazia. Io sono l’unico presidente della Regione Puglia che non è stato portato dalla cicogna dei partiti, ma è stato il frutto di un consenso venuto da un protagonista inatteso, il popolo. E lo dico a un partito come il Pd che ha deciso di fondarsi sulle primarie”.
Sulla possibilità di una sua candidatura autonoma nell’eventualità che il Pd non dovesse passare dalle primarie, ha dichiarato: “Questo è scontato”. Tuttavia, a chi gli chiede se si sia sentito tradito dal Partito Democratico che durante l’intera fase congressuale vedeva tutti e tre i candidati affermare con decisione che il centro sinistra sarebbe ripartito solo e soltanto da Vendola, lui risponde: “Non mi sento tradito, il Partito Democratico sta discutendo, rappresenta una parte della Puglia e la Puglia mi dimostra in tutti i modi che sta con me”. Insomma, il messaggio ai compagni di coalizione è chiaro: “Pericoloso andare contro il sentimento popolare”, ma per ora il presidente non sembra disposto a firmare la rottura. Tanto che nei giorni successivi da Bari si dice ancora ottimista nei confronti di “una maggioranza allargata che prenda spunti dall’Udc”. Come in altre realtà del Mezzogiorno, l’Udc fa sentire i Puglia il suo peso, ritenuto determinante per le prossime elezioni. Per questo, a corteggiarlo c’è anche il centro destra.
Nonostante il divorzio tra il Pdl e la senatrice Adriana Poli Bortone di Io Sud, “i contatti tra Pdl e Udc non si sono mai interrotti”, spiega il ministro Raffaele Fitto che aggiunge: “C’è chi li tiene in modo pubblico e c’è chi invece lavora in maniera più intelligente, ma la convergenza non è esclusa”. Poi Fitto rincara la dose, definendo il dibattito degli avversari ‘incredibile’. “La stessa ricerca di un candidato alternativo a quello uscente che sta terminando ora il suo primo mandato, è il riconoscimento del fallimento del centro sinistra pugliese” afferma Fitto. E alle sue parole si aggiungono quelle del vice coordinatore del Pdl pugliese Antonio Distaso, che replicando alla definizione data da Nichi Vendola a Stefano D’Ambruoso di “candidato intermittente” vista la sua ufficializzazione più volte rimandata, sbotta: “Vendola è un presidente sconfessato”. Insomma, il Pdl può permettersi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa in attesa che i giochi nel centro sinistra siano fatti, sperando che il disaccordo porti la coalizione degli avversari a scindersi, facendo precipitare le possibilità di vittoria.

 

Alessandra Lupo