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Uno spiraglio per i “malati dell’Eternit”

L’Inail si è costituita parte civile nel processo Eternit di Torino accanto ai lavoratori che hanno contratto tumori ai polmoni. Una buona notizia che fa ben sperare anche i salentini ex operai delle fabbriche di amianto in Svizzera 
 
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro si è costituita parte civile contro le multinazionali dell’amianto. I legali che rappresentano l’Inail hanno depositato le conclusioni: condanna in solido per i due imputati e le società del gruppo per un importo di 185,5 milioni di euro, ovvero il totale degli indennizzi concessi a 1.651 lavoratori, più 87 milioni per la capitalizzazione delle rendite. Se i giudici accettassero il riconoscimento, per l’Italia sarebbe un precedente giuridico di notevole importanza. 
Le udienze riprenderanno il 29 settembre prossimo. In tanti attendono che i lavoratori “a rischio amianto” del danno morale subito nel corso di due decenni vengano indennizzati a causa della propria salute per il contatto con la fibra killer. Gli imputati sono il barone belga Louis De Cartier e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, dirigenti dell’Eternit per oltre trent’anni. Le catastrofi di Casale Monferrato, di Bagnoli e di altri centri italiani dove si lavorava l’amianto non sono isolate, ma vi sono tanti altri casi in tutto il mondo. Questi disastri riguardano anche il futuro, in quanto si continua a morire di amianto ancora oggi. Se ogni stabilimento avesse investito nelle bonifiche, gli imputati avrebbero interrotto i reati di pericolo contestati loro e non si troverebbero a fare i conti con richieste di risarcimento eccezionali. 
L’Inail,  per nome dell’avvocato Sergio Nutini, procuratore speciale dell’Istituto ha avanzato, così, la richiesta di condanna in solido di Schmidheiny, De Cartier e dei responsabili civili Anova Holding Ag, Amindus Holding Ag, Becon Ag e Etex Group, le società costituite da Eternit nel corso degli anni per amministrare il gruppo, per pagamento della somma complessiva di 272.518.026 euro (oltre agli interessi) con sentenza provvisoriamente esecutiva e ha chiesto, inoltre, una provvisionale immediatamente esecutiva di 185.579.193 euro. L’importo stimato dall’Inail si riferisce all’indennizzo di 1.651 lavoratori ammalati dipendenti di tutti i quattro stabilimenti italiani della multinazionale e, in caso di decesso, il risarcimento spetterà ai legittimi eredi. 
Un sospiro di sollievo viene espresso anche da tanti ex operai salentini che quotidianamente lottano per la loro sopravvivenza, dopo aver trascorso una vita di lavoro nelle micidiali fabbriche Eternit in Svizzera. È il caso di Costantino Minonne, 72 anni, residente in Andrano, e Mario Ricchiuto, 59 anni di Tiggiano per aver prestato servizio in questi “lager” per lunghi anni, in particolare nel cantone svizzero  di Glarona, lavorando tra il micidiale prodotto e in ambienti polverosi, privi di impianti di aspirazione e senza dispositivi di sicurezza. Otto ore al giorno per realizzare tubi in cemento ed altri materiali per l’edilizia tra montagne di polvere che ammantavano tutta la fabbrica, con vestiti e tute  diventate bianche perché intrise di amianto. 
“Siamo fiduciosi nella giustizia e nel processo di Torino -spiega Costantino Minonne-, anche se io sono scettico che l’indennizzo possa includere anche noi. Ogni anno ci fanno sottoporre presso l’ospedale di Gagliano del Capo a radiografie e visite generali, ma nonostante siano passati tanti anni, purtroppo i referti medici non sono favorevoli per noi. Eppure, soffriamo quotidianamente e se ci manca la bombola di ossigeno, la nostra vita è finita”. 
 
Giovanni Nuzzo