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Un verdetto amaro per Oronzo Limone

È costato caro l’acquisto di un cellulare e di una tv al plasma all’ex rettore dell’Università del Salento, condannato a 3 anni e 9 mesi per spese fatti con i fondi dell’Ateneo 
 
Continua a professarsi innocente, l’ex rettore dell’Università del Salento, Oronzo Limone (nella foto), 67 anni, ma le sue ragioni evidentemente non hanno convinto i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce che lunedì scorso lo hanno condannato a 3 anni e 9 mesi di reclusione in primo grado; l’appello è già stato annunciato dai difensori. La condanna è la diretta conseguenza di un presunto “shopping” per l’acquisto di una tv al plasma, di un telefonino per la badante della madre, ma anche del pagamento delle spese di un viaggio a Bologna e di cene che i giudici non hanno ritenuto potessero essere annoverate tra quelle di rappresentanza, coperte dall’ex rettore con i fondi dell’Ateneo. Con Limone sono stati condannati: a quattro anni, Gianfranco Madonna (65 anni), ex capo di Gabinetto del rettore; a due anni e tre mesi, Andrea Pasquino (38 anni) impiegato nella segreteria del rettore; a due anni, Massimo Leone (53 anni), amministratore unico del negozio “Euro elettronica” di Lecce, fornitore dell’Università; a quattro mesi Raffaele Attisani (71 anni), all’epoca dei fatti dirigente del settore Urbanistica del Comune di Lecce. Per questi due imputati, Leone e Attisani, la pena è sospesa e non ci sarà menzione nel casellario giudiziario: in pratica una condanna più simbolica che sostanziale.
Una vicenda che senza dubbio lascia l’amaro in bocca per la relativa risibilità dei fatti contestati a fronte del grave danno che gli imputati hanno procurato a se stessi e alle istituzioni coinvolte, loro malgrado. Per l’ex rettore e per l’ex capo di Gabinetto del rettore i giudici hanno deciso per l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Tutti e cinque i condannati dovranno, peraltro, risarcire l’Università del Salento -in sede civile- e al momento dovranno versare una provvisionale di 10mila euro. 
Non solo condanne, nel processo contro le spese allegre in Ateneo, ma anche quattro assoluzioni. Il figlio dell’ex rettore, Pierpaolo Limone (37 anni); il segretario del dipartimento di Studi Storici del Medioevo, Luigi Carità (63 anni); il geometra Luca Pasquino (44 anni); e un dipendente della stessa Università del Salento, Gaetano Carrozzo (62 anni). 
Sono servite più di 7 ore ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce per arrivare alla sentenza le cui motivazioni saranno depositate entro tre mesi, e che ha inchiodato i condannati per vari episodi. Limone è stato ritenuto responsabile di peculato per una cena da 480 euro consumata in un ristorante, ma quella stessa sera, secondo l’accusa, l’allora rettore era ospite di un noto docente universitario. Oltre a questo episodio a Limone si contesta l’acquisto del cellulare per la badante della madre, un televisore al plasma di 3.389 euro e un viaggio a Bologna costato poco meno di 500 euro per incontrare un legale di fiducia e fatto passare per istituzionale.  
 
Maddalena Mongiò