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Un futuro che brucia

Il tavolo in Prefettura sulla Copersalento ha ribadito l’impossibilità per l’azienda di riaprire alle condizioni attuali. Entro il 26 ottobre la proprietà potrà presentare le porre controdeduzioni

 

Si è svolto mercoledì scorso il tavolo organizzato dal Prefetto per fare il punto sulla Copersalento. La questione è chiara, secondo quanto affermato dal presidente Antonio Gabellone che è intervenuto  in virtù delle deleghe ambientali  in suo possesso: l’opificio ha dimostrato di non poter rispettare il limite di 0,1 ng in base a quanto evidenziato dalle prove di giugno, fatto che ha comportato la cancellazione dal registro utilizzatori rifiuti della Provincia. Adesso tocca all’azienda, entro il 26 ottobre, controdedurre e presentare un progetto di miglioramento tecnico che garantisca il contenimento delle emissioni entro il limite normativo. L’Arpa in ogni caso, se si dovessero riattivare gli impianti,  preme affinché si possa arrivare a un monitoraggio in continuo al camino delle diossine prodotte.
Dal punto di vista occupazionale quello di settembre sarà l’ultimo pagamento anticipato dall’azienda che valuta anche la dismissione degli impianti. Una situazione complicata alla quale si aggiunge il forte segnale delle associazioni e dei cittadini riuniti sotto la sigla del Coordinamento civico che, nei giorni scorsi, ha consegnato in Prefettura e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, una petizione di oltre 2.100 firme “per chiedere al Governo Italiano, alla Regione Puglia, alla Provincia di Lecce, e al Comune di Maglie di non consentire più nel feudo di Maglie e nel suo circondario, contaminato dalla diossina, alcun attività  industriale di incenerimento o di termovalorizzazione di biomasse, fisiologicamente nocive. Un passo che s’inserisce nell’ambito della duplice attività di coinvolgimento diretto dei cittadini e di sollecito delle istituzioni di qualunque colore politico su cui si basa l’azione apartitica del Coordinamento Civico. Insomma i cittadini sono vigili sul problema ambientale scatenato in Salento dagli appetiti per i finanziamenti statali del CIP6 e dei cosiddetti certificati verdi e affermano con forza e decisione la necessità etica e civica di porre al di sopra di tutto il diritto alla salute e il principio di precauzione”.  Anche il Consiglio regionale verrà interessato con un’audizione urgente alla quinta commissione permanente.