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Serravezza: “Biomasse possibili grazie a ricatti occupazionali e a politici collusi”

Secondo Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, parlare ancora di centrali a biomasse non ha senso, anche perché l’Europa impone oggi degli standard, in materia di ambiente e salute, contrari all’idea delle biomasse stesse 
 
“Le centrali a biomasse oltraggiano l’intelligenza delle persone”. Così il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Giuseppe Serravezza (nella foto), chiosa su questo argomento di attualità. E sì che la Lilt da anni conduce campagne di sensibilizzazione e informazione su tutto ciò che potrebbe nuocere alla nostra salute, su tutto ciò che potrebbe provocare il cancro (in particolare ai polmoni), un male da cui sempre più raramente si guarisce nonostante i progressi della scienza medica. 
Dottor Serravezza, quanto è più dannosa una grande centrale a biomasse (come erano i progetti di quella che dovevano essere realizzata a Lecce o Cavallino) rispetto a una piccola? 
Le centrali a biomasse, sia grandi che piccole, comportano emissioni di gas inquinanti. Sappiamo che questi gas posseggono differenti sostanze cancerogene, come i più noti ossidi di carbonio e di azoto, ma anche idrocarburi aromatici, formaldeide e metalli pesanti. Naturalmente, più grande è l‘impianto, più forte è l’impatto sull’ambiente. Si tratta di nozioni acclarate, e che si parli ancora dell’eventualità di una centrale a biomasse mi amareggia, perché trovo sia una violenza alle persone, provocata da faccendieri che cercano di imporre impianti che loro dicono essere puliti, ma si tratta solo di furberie che oltraggiano l’intelligenza delle persone. La questione è anche grave dal punto di vista politico: il nostro territorio è già fortemente provato dall’inquinamento delle emissioni. Non è un caso se quotidianamente la Commissione Ambiente dall’Europa ci intima di ridurre le emissioni, e noi che facciamo? Ci inventiamo, invece, impianti che comporteranno nuove emissioni. Non c’è bisogno di grandi menti per comprendere un imbroglio che il Salento non può permettersi. 
Com’è la situazione relativa alla diffusione dei tumori nel Salento? 
Gli ultimi dati Istat in nostro possesso sulla mortalità risalgono al 2007, mentre quelli sull’incidenza  tumorale vengono da uno studio del Registro Tumori del 2004. La situazione, secondo chi li ha commentati, trasmetteva un senso di tranquillità, poiché saremmo in media con i dati nazionali. Ma secondo quello che noi abbiamo rilevato, in un arco di tempo che copre gli ultimi 15 anni, è che i dati sono molto allarmanti, perché prima avevamo un 20% in meno di mortalità rispetto al Settentrione, ma ora abbiamo le stesse cifre. Peraltro, mentre al Nord la curva inizia a scendere, anche perché si stanno attuando sempre più scelte di sviluppo sostenibile, la mortalità dei tumori qui segue una curva verticalizzata e temiamo che la situazione peggiorerà. 
Ma se si conoscono tutte questi dati, perché si continua a ipotizzare la costruzione di impianti a biomasse?
Si continua a ipotizzare centrali a biomasse perché prevale in ogni ambito, comprese le istituzioni, la logica degli affari, in cui ci sono dei faccendieri che la fanno da padrone. Non si capisce perché in Italia non si arriva a realizzare quello che, ormai, è un imperativo in tutta Europa. La differenziata spinta potrebbe essere una soluzione, ma viene ogni volta sabotata, perché arrivano le solite emergenze e dietro l’angolo c’è il solito faccendiere, ossia qualcuno furbo che è intervenuto anche a livello istituzionale con campagne di informazione, attraverso sistemi che anche la Magistratura conosce bene.
Ma la Lilt continua a informare…
Noi informiamo, perché il mondo, quello vero, quello avanzato, ha fatto altre scelte: guardiamo in casa d’altri, nei paesi come Gran Bretagna o Danimarca, perché queste nazioni si sono trovate a vivere quello che viviamo noi oggi. Dobbiamo puntare a fonti rinnovabili, come in Germania, dove le scelte sono orientate verso  il fotovoltaico che non ruba neppure un metro quadro all’agricoltura, e lo stesso vale per l’eolico, altra fonte di energia politica. Lì accade questo perché le istituzioni sono in prima linea, lì c’è gente libera dal condizionamento mentre qui, a volte, il mondo politico è disponibile alla clientela. Lo denunciamo da sempre: non si può rendere la gente vittima del ricatto occupazionale, dire che verranno licenziate duecento persone è una bugia grossa, che viene usata sapendo di impattare sulla sensibilità delle persone. Su questo si innesta l’interesse di una classe politica poco attenta, se non addirittura collusa. 
 
Angela Leucci