Maglie-Gallipoli ad alta velocità: sgominata una vera e propria associazione finalizzata ad organizzare corse clandestine sulla Strada Provinciale 367. Gare effettuate senza aver cura dell’incolumità dei partecipanti, ma soprattutto di chi si trovava a passare per caso lungo quel tratto di strada. Alla base scommesse per migliaia di euro che potevano però avere un prezzo decisamente più alto
Che la Strada Provinciale 367, la Maglie-Lecce-Gallipoli, fosse da tempo la pista preferita degli amanti delle due ruote per provare la velocità di bolidi oggetto magari di qualche “aggiustatina” lo si sapeva da anni. Quello che invece forse si poteva solo supporre è il vorticoso giro di scommesse che è alla base di vere e proprie competizioni assimilabili ad una gara di Moto Gp. E proprio il nome in codice della classe regina delle due ruote ad essere stato scelto dalla Guardia di Finanza di Otranto e dal Comando dei Carabinieri di Maglie per l’operazione che ha sventato, dopo oltre 2 mesi di indagini, una “associazione a delinquere finalizzata all’organizzazione di gare clandestine in velocità”.
I risultati del blitz sono stati clamorosi: emanati 8 decreti di sequestro di altrettante moto da strada e 12 decreti di perquisizione personale e domiciliare anche sul conto di alcuni partecipanti non-organizzatori nei comuni di Racale, Taviano, Tuturano, Ugento, Brindisi, Guagnano, San Vito dei Normanni, San Donaci e Lequile; si è giunti al sequestro di 12 moto di grossa cilindrata tra cui tre Suzuki 1000, una Suzuki 1300, una Suzuki 600, una Kawasaki 1000, una Honda 1000 e una Bmw 1000 oltre ad un pc contenente videoriprese di gare e istruzioni su come modificare i bolidi. 72 i militari impiegati, di cui 30 carabinieri, 42 finanzieri più 2 unità cinofile della Guardia di Finanza: l’operazione a largo raggio andava avanti già da aprile grazie all’infiltrazione nell’organizzazione di due militari della Compagnia carabinieri e della Tenenza della Gdf di Maglie, con il supporto di una squadra del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Lecce per le riprese video. Il risultato? Gare di velocità clandestine con numerosi motociclisti (se ne contano almeno una ventina), davanti ad un folto pubblico di bikers spettatori provenienti da diverse località della Puglia e che si davano appuntamento in una piazzetta di Soleto per accordarsi sulle gare e soprattutto sulle scommesse prima di recarsi in “pista”.
Le competizioni venivano organizzate nei minimi particolari: le scommesse effettuate tramite accordi diretti tra i partecipanti (bastava una stretta di mano), poi si procedeva alla messa in sicurezza del percorso per evitare eventuali controlli da parte delle Forze dell’ordine, a bordo di autovetture e scooter; al termine delle competizioni i bikers facevano ritorno alla piazzola di sosta utilizzata come punto di ritrovo per la definizione degli accordi presi. Le gare si svolgevano ogni fine settimana o giorno festivo, mettendo in grave pericolo di vita anche gli automobilisti in transito nel tratto di strada interessato alle gare in velocità, effettuate anche contromano. Le accuse, gravi, riguardano le associazioni a delinquere finalizzate proprio allo svolgimento di scommesse clandestine con puntate che partivano da mille euro fino a comprendere il mezzo stesso con il quale si partecipava alla gare. Un giro vorticoso che, se dimostrato, potrebbe avere ramificazioni anche con la malavita organizzata.
Intanto su YouTube i filmati con lo svolgimento delle gare hanno fatto il giro del mondo. Cliccatissime le competizioni dei centauri che, sfidando la morte, non si preoccupano di andare contromano o di sfrecciare temerariamente accanto ad ignari conducenti di autovetture, inconsapevoli di essere entrati in un pericoloso “circuito di gara”. Dopo aver individuato i novelli “easy rider” adesso compito degli investigatori è fare luce su chi permetteva di trasformare moto già potenti in veri e propri bolidi da circuito mondiale con punte di oltre 300 chilometri orari: le ultime indiscrezioni parlano di una officina di Taviano, ricavata all’interno di un’abitazione di uno degli indagati e diventata centro di elaborazione delle due ruote. All’interno pezzi di ricambio, scarichi senza silenziatore, centraline, insomma tutto quanto necessario per approntare le moto per le competizioni illegali.