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Riscaldamento a singhiozzo, gli insegnanti insorgono

Cresce la protesta dei docenti e dei genitori degli alunni della scuola elementare di via Crispi,  a causa dei problemi relativi al funzionamento dell’impianto termico

 

La scuola italiana non versa in ottime condizioni di salute, questo lo si sa da tempo. Classi sovraccariche, personale docente pagato poco e spesso precario, strutture vecchie e fatiscenti sono solo alcuni dei molteplici volti della crisi in cui versa il comparto scolastico. Il Governo ed il Ministero dell’Istruzione hanno pensato di risolvere i numerosi problemi riducendo ulteriormente gli stanziamenti di bilancio destinati all’istruzione pubblica. Come al solito, quando si vogliono far quadrare i conti, si finisce per tagliare dove è meno opportuno (scuola, sanità, etc.). Tuttavia, non è della politica nazionale che vogliamo parlare. I mali, infatti, non stanno soltanto a Roma, ma anche nelle singole realtà locali.
A Nardò, ad esempio, la scuola di via Crispi può essere additata come un fulgido esempio di cattiva gestione economica. I riscaldamenti di questo complesso, composto da una scuola elementare ed una materna, sono alimentati ancora a gasolio, con una cisterna di 1.200 litri. La conseguenza più immediata è che il Comune paga ogni settimana 1.200/1.300 euro di carburante per riscaldare la scuola. Non sempre, inoltre, i rifornimenti sono puntuali e, di conseguenza, non è raro per i piccoli studenti seguire le lezioni in aule ghiacciate. Come se ciò non bastasse, il sistema di riscaldamento è unico e quindi, nonostante nell’edificio si tengano lezioni con orari differenti, l’impianto va a pieno regime dal mattino fino al pomeriggio. Alla faccia del risparmio!
Ci rendiamo conto che sarebbe impensabile, con i tempi che corrono, richiedere moderni sistemi isolanti o il ricorso a fonti energetiche alternative. Tuttavia, costa tanto comprare le valvole che permettono di differenziare le modalità di erogazione? È così difficile effettuare l’allaccio alla rete del metano? Queste domande non siamo noi a porle all’Amministrazione comunale, ma lo stesso corpo docente ed il personale della scuola. Cosa dire: anche questo episodio dimostra quanto i mali della pubblica istruzione italiana, nella gran parte dei casi, non vengano dal suo interno, bensì da chi la amministra da fuori.

 

Alessio Palumbo