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Requiem per Tito Schipa

La legge che prevede il ridimensionamento delle Province mette a rischio l’esistenza stessa dell’Orchestra “Tito Schipa”, i cui 54 componenti rischiano di restare senza lavoro. E mentre dai social network parte una raccolta firme per salvare un’istituzione fiore all’occhiello del nostro territorio, conosciuta in Italia e all’estero, gli orchestrali temono per il loro futuro: “Abbiamo quasi tutti un’età media di 50 anni, sarà molto difficile ricollocarci nel mondo del lavoro”

 

C’è un detto popolare che più di tutti in questo periodo -e non per moda ma per necessità- è sulla bocca degli Italiani: “buttare il bambino con l’acqua sporca”. E già, perché nei giorni di quella che dovrebbe essere una rivoluzione in guanti di velluto che sta modificando in maniera profonda la struttura dello Stato italiano c’è il rischio, tutt’altro che lontano, che le riforme istituzionali modificando quanto di guasto c’è finiscano con il far saltare anche quanto c’è di buono nelle istituzioni. 

A distanza di due mesi dall’approvazione della legge Delrio che trasforma le Province in enti di secondo livello, ridimensionandone il ruolo in materia di trasporti, ambiente, mobilità e dall’ulteriore impoverimento dei trasferimenti statali, il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone ha lanciato l’allarme per il rischio di dissesto che inevitabilmente si ritorcerà nei confronti della Fondazione Ico Tito Schipa di Lecce, ente sovvenzionato per il 90% dalla stessa Provincia di Lecce (il Comune di Lecce possiede solo una piccola quota).

Il futuro dell’Orchestra sinfonica leccese, delle sue attività e del suo personale è appeso quindi a un filo davvero sottile, che nulla ha a che fare con la musica e la cultura. A tutto questo si è aggiunto il recente Decreto Legge n. 66/2014 del governo Renzi, che mette a rischio anche il prosieguo della stagione, peraltro già garantita per l’intero 2014. Questo Decreto prevede infatti un conferimento da parte di Comuni e Province nelle casse dello Stato di somme ingentissime, e nel caso della Provincia di Lecce si parla di una cifra intorno ai 5 milioni di euro, il che equivarrebbe al dissesto. E se la Provincia va in dissesto, come si fa a far proseguire l’attività dell’Orchestra?

Questi i fatti. A completare l’insipido frutto dell’abolizione delle Province si aggiungono alcune domanda la cui risposta lasciamo al lettore: quanto l’abolizione della Fondazione gioverà alla candidature di Lecce a Capitale Europea della Cultura per il 2019? Quanto, questa abolizione, gioverà alla città di Tito Schipa che vuole costruire la sua Città della Musica? E dopo il 4 luglio prossimo (data dell’ultimo spettacolo in programma per la Stagione Sinfonica d’Estate) cosa accadrà? 

 

Eraldo Martucci: “Un patrimonio per il nostro territorio, non può andare perso” 

 

La Fondazione Ico “Tito Schipa” gestisce l’attività dell’Orchestra e della Stagione Sinfonica. Dall’anno scorso il nuovo direttore artistico è il leccese Ivan Fedele, uno dei maggiori compositori contemporanei, da due anni anche direttore della Biennale Musica di Venezia. Vicepresidente della Fondazione dal settembre 2008 è l’avvocato e giornalista leccese Eraldo Martucci, critico musicale e collaboratore della redazione di Cultura e Spettacoli del “Nuovo Quotidiano di Puglia”. A lui, numero due -dopo Antonio Gabellone– dell’istituzione “madre” dell’Orchestra sinfonica, abbiamo chiesto un parere sul suo futuro. 

Martucci, al momento quante sono le possibilità che la Fondazione sia salvata e quale sarebbe la situazione più auspicabile per il suo futuro? 

Cerco di essere sempre ottimista e quindi mi auguro che si riesca a trovare presto una soluzione praticabile. Sento parlare anche di una possibile unione con la Ico di Bari, che è emanazione diretta della Provincia. Le competenze su questo tipo di Fondazioni culturali potrebbero passare in capo alla Regione Puglia, ma io spero vivamente che competenze e contributi possano essere dirottati verso il Comune di Lecce. Credo sia più giusto che l’Orchestra resti ancorata al suo territorio.

L’eventuale chiusura della Fondazione quali ripercussioni avrebbe?

Mi piace ripetere le parole accorate pronunciate dal premio Oscar Nicola Piovani alla fine del concerto inaugurale della Stagione Sinfonica Estiva all’ex Convento dei Teatini di Lecce, esaurito in ogni ordine di posti: “Nella cultura e nell’arte si investe. Se cominciamo a chiudere le orchestre, non andiamo a migliorare ma a peggiorare”. Credo non ci sia bisogno di aggiungere molto altro. 

Ma il danno sarebbe comunque elevato. 

Senza lirica e senza sinfonica il depauperamento del nostro territorio sarebbe fortissimo. Anche da un punto di vista economico. Verrebbe meno un segmento importantissimo del nostro panorama culturale, quello oltretutto che affonda le sue radici in una lunga tradizione. E nella terra che ha dato i natali a Tito Schipa sarebbe anche una beffa! 

Una memoria storica e un patrimonio testimoniati anche dai tanti ospiti illustri che nel corso degli anni hanno suonato con i nostri orchestrali.

L’anno scorso direttore ospite principale è stato una delle “leggende” del violinismo internazionale, Salvatore Accardo. Nel corso delle sue stagioni la compagine sinfonica salentina ha ospitato inoltre solisti di fama mondiale come Salvatore Accardo, Lilya Zilberstein, Michele Campanella, Anna Caterina Antonacci, Roberto Cappello, Enrico Dindo, Andrea Padova, Andrea Lucchesini, Francesco Libetta, Danilo Rossi, Piero De Maria, solo per citare i più noti.

 

Fabio Antonio Grasso