Gli imprenditori salentini non ci stanno, si sentono penalizzati dal nuovo provvedimento regionale
Agli imprenditori balneari salentini il nuovo piano coste piace molto poco. Luca Mangialardo, presidente del Sib provinciale, ha chiarito come il Piano preveda la distinzione fra ‘costa’ e ‘costa concedibile’: “Vengono escluse dalla concessione demaniale -fa sapere- le parti costiere soggette ad erosione, quelle aventi profondità inferiore ai 15 metri, aree di rispetto dei porti e aree vincolate”. Inoltre sarà concesso un massimo di 100 metri di fronte mare indipendentemente dalla profondità della spiaggia: per cui nelle zone in cui l’arenile è piuttosto stretto non sarà possibile espandersi in lunghezza. Ancora più restrittivi i parametri che riguardano le aree coperte: al massimo 240 metri quadrati per le concessioni superiori a 10mila metri quadrati.
Proprio per questo motivo agli addetti ai lavori questo progetto non scende proprio giù, soprattutto perché a Bari non si è tenuto conto delle caratteristiche territoriali del Salento. Sono pochissime, infatti, le concessioni demaniali superiori ai 10mila metri quadri che consentano una copertura di almeno 240 metri quadrati all’interno dei quali sistemare servizi, bar o ristorante. Critiche accese da parte di alcuni esponenti del centrodestra salentino, decisi a proporre un ordine del giorno da sottoporre al presidente Vendola secondo i parametri formulati da Confcommercio Lecce. “Non basta il furore ambientalista, serve pure il senso di realtà”, ha commentato Mario Vadrucci, che ha promesso battaglia in Consiglio regionale. Francesco Bruni, presidente della Commissione Ambiente della Provincia, promette di preparare entro 30 giorni un atto politico del territorio su questo tema. “Questa -fa sapere Bruni- è una causa che tutti i comuni rivieraschi devono sposare”. Alla riunione organizzata dal Sib però si sono presentati solo i sindaci di Santa Cesarea Terme e Tricase, anche se tutti i primi cittadini dei comuni che si affacciano su Jonio e Adriatico erano stati invitati.
Ad intervenire nella questione, sicuramente annosa per gli albergatori, è il loro massimo rappresentante degli albergatori Mimmo De Santis, presidente di Federalberghi, che ha commentato così questa vicenda: “Ci sono complessi storici, grandi villaggi turistici, campeggi, complessi residenziali, cioè quelle attività che portano i grandi numeri del turismo salentino, sparsi ovunque sulle coste del Salento. Sono tutti interessati al Piano coste, in quanto ognuna di queste attività esiste perché titolari di una concessione demaniale. Il problema è molto serio e non riguarda solo gli stabilimenti balneari: se dovesse venir meno la concessione sui siti oggetto di erosione, chiudiamo tutti. Tantissimi invece i lidi, da San Cataldo a Gallipoli, che per sfruttare al massimo spiagge sempre più sottili hanno un fronte mare lungo diverse centinaia di metri: secondo il piano, dovranno ridurre il numero di ombrelloni o comprimere tutto. E poi quante spiagge esistono nella provincia di Lecce con una larghezza superiore ai 15 metri e che non siano soggette ad erosione? Pochissime”. Più drastico Alfredo Prete, presidente della Camera di Commercio di Lecce: “Così come è stato concepito, il Piano regionale delle coste costringerà l’80% degli imprenditori balneari a rivedere le proprie strutture se non addirittura a chiudere l’attività. Il diritto di insistenza, secondo l’Unione Europea, non potrà essere rinnovato automaticamente. Per garantire la libera concorrenza, alla scadenza dei sei anni le concessioni demaniali non saranno più rinnovate automaticamente. Con questa spada di Damocle sulla testa, mi domando chi sarà il pazzo che deciderà di investire nella ricostruzione del proprio stabilimento in base ai parametri del Piano coste”.
Intanto il Sib ha chiesto, senza ottenere ancora risposta, un incontro per discutere la questione con l’Assessore regionale Minervini; inoltre si lamenta l’assenza di contributi a valere sui fondi Por 2007-13 che agevolino la trasformazione delle pertinenze demaniali in materiale ecocompatibile. Polemico anche l’assessore al Turismo del Comune di Lecce Massimo Alfarano che commenta: “L’impressione che si ha dinanzi al Piano Regionale è quella di un difetto storico ed ideologico della sinistra che governa e che amministra”.
Carla Falcone