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Pet-Tac Calabrese: oltre al danno, la beffa

Ancora in alto mare la vicenda della Pet-Tac del Centro radiologico di Cavallino: dopo il braccio di ferro con la Regione, adesso è la volta della Asl di Lecce che non ha i fondi per pagare la convenzione. E intanto i viaggi della speranza continuano senza sosta
 
“È il giorno della vergogna per tutti i salentini e i pugliesi”. Così si era espresso a fine dicembre l’assessore ai Lavori pubblici del Comune di Lecce Gaetano Messuti commentando la vicenda della Pet-Tac del Centro di Medicina Nucleare Calabrese di Cavallino, ferma per il mancato accreditamento da parte della Regione Puglia. “Pet Stop” avevamo titolato la copertina del numero di Belpaese del 15 gennaio 2011, raccogliendo la preoccupazione dei tanti ammalati salentini costretti ad iniziare da subito viaggi della speranza, nella migliore delle situazioni, sino a Brindisi se non a San Giovanni Rotondo. Un lungo braccio di ferro con la Regione e con l’assessore alla Sanità Tommaso Fiore che, senza usare mezzi termini, aveva dichiarato che la situazione con la struttura era diventata un vero e proprio “massacro”. 
A distanza di mesi, dopo contestazioni, dibattiti infuocati  e dichiarazioni al vetriolo l’annuncio che l’accordo tra Regione e Calabrese è stato finalmente trovato e si procederà all’accreditamento. Neanche qualche ora e si scopre che, oltre al danno, adesso ci scappa pure la beffa, questa volta per colpa della Asl di Lecce. “A seguito del colloquio telefonico intercorso con direttore sanitario dell’Asl di Lecce Franco Sanapo -scrive Giuseppe Calabrese, amministratore unico del Centro di Medicina Nucleare Calabrese-, mi corre l’obbligo di informare i mezzi di comunicazione e l’opinione pubblica (che da oltre tre anni ci sta sostenendo in questa estenuante battaglia per la messa in funzione dell’unica Pet-Tac del Salento), che l’obiettivo dell’imminente riapertura della struttura di Cavallino che sembrava cosa fatta, all’indomani dell’accreditamento istituzionale della Regione, viene di fatto reso vano dall’Asl di Lecce per ammissione dello stesso dottor Sanapo con il pieno consenso, a suo dire, del commissario straordinario Paola Ciannamea”. 
La beffa, per i malati salentini si svela ancora più atroce perché, dopo tante promesse, non si comprende quali possano essere gli ostacoli alla riapertura del centro: “Il sospirato documento -spiega Calabrese- che ci ha concesso l’accreditamento e che, a dire dell’Asl, rappresentava l’unico ostacolo alla concessione del budget per l’inizio dell’attività in convenzione col Servizio Sanitario Regionale, con enorme risparmio per le casse regionali e per le famiglie degli ammalati, si è rivelato un foglio di carta straccia senza valore”. Eppure tutti, conferma Calabrese, hanno capito che effettuare un esame Pet-Tac fuori dal proprio territorio di residenza costa molti soldi, perché “la Asl di Lecce deve comunque pagare la prestazione a tariffa superiore a quella prevista per le prestazioni in loco e alle famiglie dei pazienti che devono intraprendere i viaggi della speranza. Ciò nonostante la risposta dei vertici dell’Asl alla mia domanda su quando intendano assegnare il budget per iniziare finalmente a lavorare, la risposta è stata che non hanno i soldi. Tutto ciò è inaccettabile”. La ciliegina sulla torta? “Ci sono circostanze che provano come l’Asl imponga ai malati di effettuare gli esami nella lontana San Giovanni Rotondo in quanto Brindisi ha già liste d’attesa di mesi”. E intanto i malati soffrono.