Anche in Salento si ripropongono periodicamente tentativi di raggiri a danni soprattutto di automobilisti e anziani. Ecco alcuni consigli su come smascherare i truffatori e come tutelare la propria sicurezza
È successo di recente, prima a Maglie e poi sulla tangenziale est di Lecce: alcuni automobilisti sono stati fermati da sconosciuti che li accusavano di aver danneggiato la propria vettura. Nelle due situazioni l’approccio è stato diverso, ma l’obiettivo identico: ottenere un risarcimento immediato per il danno subito. Tutto assolutamente legittimo, se non fosse che ci si trovava di fronte a delle vere e proprie truffe. Fortunatamente, le due situazioni hanno visto i malviventi fallire nel loro intento, ma hanno dimostrato come questo fenomeno sia, purtroppo, ancora diffusissimo e si presenti sotto tante varianti:
– la truffa del telefonino, consistente nel fare razzia di quanto più si può mentre la vittima cerca sotto la sua auto un inesistente telefonino smarrito dal truffatore;
– la truffa del pongo, con il quale il delinquente sorpassa la vittima colpendone l’auto con una pallina di pongo, la quale lascia una striatura sulla fiancata;
– la truffa della gomma bucata, attraverso la quale il ladro fora il pneumatico dell’automobile individuata, per poi aiutare le vittime a sistemare il danno mentre un complice ruba tutto ciò che riesce;
– la truffa dello specchietto, è quella più frequente: i malintenzionati si fanno sorpassare da una vettura per poi colpirla, al momento dell’affiancamento, con un oggetto (pietra, biglia di ferro, batteria elettrica…) che produce un suono sordo, simile a quello provocato dall’urto tra due specchietti. Successivamente, lampeggiano per convincere le vittime ad accostare per poi chiedere una somma a titolo di risarcimento per l’inesistente rottura dello specchietto retrovisore della propria autovettura, ovviamente già danneggiato in precedenza.
Anche se da diversi anni i mezzi di comunicazione insieme alle Forze dell’ordine hanno messo in allerta i cittadini sulle modalità con le quali vengono perpetrati questi reati, è sempre importante ricordare come riconoscerli e difendersi. Su questo pone l’accento l’avvocato Stefano Gallotta, segretario dell’associazione Codici Lecce – Centro per i Diritti del Cittadino: “Il consiglio, in questi casi, è di non fermarsi ma, se ciò dovesse essere inevitabile, di chiamare immediatamente le Forze dell’ordine, spiegando l’accaduto e chiedendo un loro intervento o invitare i truffatori ad andare insieme presso la più vicina stazione di Polizia o Comando dei Carabinieri. Dinanzi a tale prospettiva, i truffatori lasciano perdere e si allontanano rapidamente”.
Le truffe, però, non si concretizzano solo sulla strada ma anche a domicilio, e in questo senso le vittime privilegiate sono gli anziani. È importante quindi ricordare che gli enti sociali e assistenziali come Inps, Inail o Asl (in quest’ultimo caso ad eccezione di visite specialistiche richieste espressamente dal medico di base) non dispongono di personale che compie telefonate o visite a domicilio per prevenzione, accertamento o per ragioni amministrative; questo vale per le aziende che forniscono l’energia elettrica, mentre bisogna assolutamente diffidare da chi offre regali porta a porta: “Per questo -prosegue Gallotta- non bisogna mai far entrare nessuno in casa, anche se in divisa o con tesserino di riconoscimento (entrambi potrebbero essere falsi), o dai modi gentili e/o vestite in modo elegante. Basta rispondere con un gentile ma deciso mi scusi, non ho tempo! e, comunque, mai fornire i propri dati e far visionare bollette per accertare i propri consumi, se non ci si vuol ritrovare, contro la propria volontà, clienti di società evidentemente poco serie e dover ricorrere alle vie legali. Ma anche in questo caso, dinanzi alle insistenze, se ci si sente minacciati o vittime di raggiri, il modo migliore per risolvere la questione è quello di chiamare il 112”.
È importante ricordare che chi si macchia di questi reati va incontro a delle sanzioni tutt’altro che leggere. Nel diritto penale, infatti, la truffa è considerata un delitto contro il patrimonio, disciplinato dall’articolo n. 640 del Codice penale: questa norma descrive la truffa come “l’ottenimento di un ingiusto profitto, con l’altrui danno, attraverso artifici o raggiri con cui il truffatore induce in errore la vittima”. Per questo reato è prevista la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 51 a 1.032 euro; una pena che può però essere compresa tra 1 a 5 anni di reclusione e tra 309 e 1.540 euro di multa se il reato è commesso a danno dello Stato o se la vittima è stata ingannata generando in lei la paura di un pericolo imminente o la convinzione di dover eseguire un ordine delle autorità.
Tantissime modalità di raggiro sono ormai state identificate e quindi facilmente riconoscibili, ma esistono coloro che continuano a metterle in pratica. La creatività e la fantasia dei truffatori sono, però, sempre in movimento; l’importante è tenere sempre gli occhi aperti e continuare a dare validità al celebre detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.
Alessandro Chizzini