Ennesima “crisi estiva” per l’Amministrazione cittadina: la maggioranza si sfascia, ma Vaglio rilancia
Più che di naufragio forse è opportuno parlare di ammutinamento. Le scene viste in questi giorni a Palazzo Personè, infatti, ricordano la ribellione di un equipaggio contro il proprio capitano. Nardò come il Bounty: un dramma con caratteri farseschi, che ripercorriamo brevemente per dovere di cronaca.
Tutto parte con le oramai celebri dimissioni su fotocopia del vicesindaco Salvatore De Vitis, degli assessori Cosimo Caputo (Pd), Antonio Cavallo (Pd) e Gustavo Petolicchio (Io Sud), presentate al sindaco per mano del segretario del Partito Democratico, Vanessa Giannuzzi. Un gesto insolito, probabilmente legato alla gestione di alcune deleghe pesanti, quali il Bilancio. Sta di fatto che, sin da subito, gli ammutinati si sfaldano e perdono compattezza di fronte alla reazione di Antonio Vaglio che chiede l’ufficializzazione delle dimissioni. Cavallo rifiuta di firmarle, schierandosi con chi è rimasto accanto al sindaco. Il contraccolpo nel Pd è inevitabile: alcuni consiglieri prendono le distanze dalla Giannuzzi, accusandola di essere stata influenzata nel suo gesto dal vicesindaco. Alla fine di varie riunioni i tre ammutinati della prima ora, De Vitis, Caputo e Petolicchio, confermano le proprie dimissioni dando il via ufficiale alla nuova crisi di Palazzo Personè.
Ancora una volta Vaglio deve affrontare uno stallo amministrativo, frutto di una maggioranza mai compatta, scontenta di se stessa, percorsa da correnti interne. Il primo cittadino, oramai esperto conoscitore dei marosi politici, approfitta della ribellione per dare un giro di vite ai rapporti interni e per tagliare alcune delibere degli assessori dimissionari. Il gesto ha del clamoroso e testimonia la scarsa voglia di mercanteggiare del primo cittadino. Un atteggiamento che rende quanto mai incerto il prosieguo della crisi e che non ha mancato di suscitare reazioni sarcastiche, come quelle degli esponenti di Noi per Nardò, secondo i quali “ci vogliono le crisi estive e i conseguenti ‘dispettucci’ agli assessori ‘trombati’, come il taglio delle loro delibere, con la scusa di destinarne le risorse alle vere priorità per la città, per scoprire l’anima parsimoniosa del sindaco. Ci chiediamo perché non lo abbia fatto quando la questione è venuta fuori qualche mese fa”.
Al momento, ciò che sembra certo (o comunque meno improbabile) è che Vaglio non vuole lasciare il timone della città fino al 2012. La sua esperienza politica quasi sicuramente gli permetterà di raggiungere un nuovo accordo utile a proseguire l’attività amministrativa, evitando lo smacco del commissariamento. Ad oggi, comunque, le possibilità d’azione appaiono, ai più, notevolmente limitate e si legano ad un dietrofront delle ‘forze ribelli’.
Alessio Palumbo