Cerca

Nuovo cinema Salento

Il successo di Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek conferma ancora una volta la vocazione naturale del nostro territorio ad essere un set ideale per produzioni cinematografiche e televisive, oltre ad essere sede da tempo di festival nazionali e internazionali dedicati al cinema d’autore. Splendide location, minori costi e la presenza di professionalità in loco sono i punti di forza che rendono appetibile il Salento a registi e produttori.

Il tutto con ricadute più che positive sul nostro turismo 

 

Tutto è cominciato, probabilmente, con Liberate i pesci (2000), simpatica commedia di Cristina Comencini interpretata da Michele Placido e Laura Morante, che ha inaugurato la moda, per così dire, delle riprese cinematografiche nel Salento. Prima di questo c’era stato lo straordinario Figli di Annibale (1998) di Davide Ferrario con Diego Abatantuono e Silvio Orlando, ma la rivoluzione che aveva operato questa pellicola, proprio come è accaduto in Mine vaganti, era nella trama, che parlava di omosessualità in famiglia. E dopo c’è stato L’anima gemella (2002) di Sergio Rubini, girato a Gallipoli, con Valentina Cervi e Violante Placido. 

Potremmo andare avanti per ore a enumerare i film che sono stati ambientati nel Salento, ma è inutile, dato che, vivendo qui, siamo un po’ tutti attirati da quella dicitura sulle locandine dei cinema “Girato nel Salento”. E dagli attori, che vengono qui, per il primo film, ma poi tornano per un secondo o un terzo o anche una fiction, un po’ com’è successo a Riccardo Scamarcio, Emilio Solfrizzi, Diego Abatantuono. Ma questa attrazione vale per noi, che siamo curiosi di rivedere i luoghi, che ci appartengono, sul grande schermo: ma per gli altri quali sono le dinamiche che rendono un film girato nel Salento appetibile in tutta Italia? Finiamo per immaginare che il Salento sia visto nel resto del Paese come un luogo esotico, un’isola lontana da tutto, in cui il mare è cristallino, il sole splende persino sulla tristezza e il vento è solo il terzo stereotipo creato ad hoc, in una terra che è molto più di questo. 
E a dimostrare le tante facce di questa terra i tanti festival nati e cresciuti su e con il territorio, che da sempre portano star su “tappetini rossi”, “ini” perché ancora hanno bisogno di crescere, ma la volontà degli operatori del settore non manca. Dal “Festival del Cinema Europeo”, che si terrà, tra l’altro, prossimamente dal 13 al 18 aprile al cineplex Santa Lucia a Lecce, al Salento International Film Festival che si terrà a Tricase dal 3 al 12 settembre. Il primo, peraltro, ospiterà al suo interno il “Puglia show”, un concorso di cortometraggi realizzati da giovani registi pugliesi, ideato dall’associazione culturale “Art Promotion”. Il genere è libero: fiction, documentario, animazione, video art, e così via. 
E i giovani cineasti sul territorio non mancano di certo: ci viene subito da pensare ai leccesi di Phase 35, che hanno realizzato lo spot per la Lila, che ha vinto il contest di Deejay TV, ambientandolo in un “Salento-western”, o a Rossella Piccinno, autrice di Hanna e Violka (2009) documentario sulle governanti di famiglia e il loro ruolo importantissimo, pellicola che sta girando l’Italia nei circuiti underground, fino a due ragazzi davvero molto giovani, Giovanni Vincenti e Francesco Luperto, studenti della Facoltà di Arti Visive de “La Sapienza” di Roma, che sono tornati nella loro terra, per girare Sua mafiestà, cortometraggio semiserio e dall’ironia trascinante. Un mix, un grande melting pot in cui si mescolano talenti di tutti i tipi, ma soprattutto quelli che vogliono e hanno qualcosa da raccontare, da trasmettere. Ma il merito principale dell’intero fenomeno va a Edoardo Winspeare, che, attraverso film come Sangue vivo (2000), ha saputo tramandare un Salento fatto di piccole cose ma la cui cultura è ormai nota al mondo intero. 
 
Angela Leucci