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Nessun allarme cozze nel Salento, ma occhio alla qualità  dei prodotti

Secondo gli esperti nella nostra provincia non esiste un’ “emergenza mitili”, ma è necessario prestare attenzione alla nostra salute quando ci accostiamo ai frutti di mare 
 
Non esiste nessun allarme relativo alle cozze nel Salento. Neppure dalla vicina Taranto, dove il fenomeno dei mitili alla diossina in questi giorni sarebbe circoscritto. Ad affermarlo è Sergio De Pascali, responsabile del servizio veterinario della Asl Lecce, cui è giunta notizia della questione solo attraverso i mezzi di comunicazione. “Non esiste alcun allarme al momento -spiega De Pascali- e non mi sembra giusto alimentare delle voci, posto che ho appreso dalla stampa che ci sono degli esami che si stanno effettuando su Taranto. Sempre dai giornali ho saputo che i mitili sono stati pescati in zone non adibite alla coltura dei mitili”. 
I consigli della Asl sono quelli di mangiare le cozze cotte e di controllarne sempre l’etichettatura. Certo, dalle nostre parti ci sono abitudini particolari, per cui i mitili andrebbero mangiati rigorosamente crudi, per gustarli al meglio, ma c’è anche chi rassicura sul prodotto crudo. Si tratta del virologo esperto in intossicazioni alimentari Piero Grima, che assicura di essersi fatto una scorpacciata di frutti di mare crudi proprio in questi giorni. “Non può esistere oggi un allarme tifo -commenta Grima-. Una volta (ma parliamo di 30 o 40 anni fa) le cozze di Taranto equivalevano erano rischiose, ma io non vedo tifo da almeno vent’anni, anche grazie al trattamento che le cozze subiscono, alle condizioni igienico-sanitarie e alla sorveglianza, che definirei ottimali”. Quindi, niente rischio tifo oggi, ma ci possono essere altri problemi, come le salmonelle minori o, in casi molto sporadici, anche l’epatite A. “Ci possono essere dei piccoli disturbi intestinali -continua Grima- come un po’ di diarrea, o male che vada, un solo giorno di febbre. L’epatite A che potrebbe trasmettere la cozza, invece, è un’ipotesi molto remota, perché da anni c’è la vaccinazione, che l’ha ridotta al minimo. Non ci capitano casi da tantissimi anni”. 
Ma la domanda è: via libera ai frutti di mare di qualunque tipo? “Trovo molto più pericoloso mangiare sushi -sottolinea Grima- che può portare delle complicanze anche molto serie. Con il pesce crudo, soprattutto nei ristoranti cinesi o giapponesi, si può contrarre l’anisakis, derivante da un parassita che provoca problemi intestinali non indifferenti. Ormai quella del sushi è una moda, ma io trovo molto meno pericoloso mangiare i frutti di mare crudi, di cui io stesso, che sono virologo, faccio incetta. Certo, anche con questi bisogna stare attenti e non darli da mangiare ai bambini”. Ma quando si parla di pesce, e di cibo in generale, l’attenzione deve restare sempre alta. “Anche nelle cernie, nelle sarpe e nel pesce angelo ho trovato quantità di mercurio -conclude Grima-. È accaduto un po’ di anni fa, nel corso di una mia indagine. Ma la situazione non va in alcun modo criminalizzata: il rischio è modesto, e ritengo più che sufficiente lo stato attuale di sorveglianza e depurazioni”. Un’altra indagine eseguita di Piero Grima attestò anche un fenomeno che mai ci aspetteremmo, per restare in tema: il 98% dei soggetti testati dal virologo sono risultati immuni all’epatite A, per cui la possibilità di infezione da cozza cruda è remotissima. È giusto dunque prestare attenzione a ciò che mangiamo, ma non dobbiamo temere le malattie: il tifo nel Salento è solo quello che si fa allo stadio.