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L’Università del Salento a caccia della vera identità della Gioconda

Gli esperti del Cedad del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione condurranno una serie di analisi sui resti di Lisa Gherardini, ovvero la presunta modella di Leonardo da Vinci 

 

Se soltanto si provassero a digitare su un motore di ricerca le parole “Monna Lisa” si aprirebbero un numero infinito di pagine, di immagini e, diciamolo, anche di pensieri e ricordi personali. La “Monna Lisa” è il celebre dipinto realizzato da Leonardo da Vinci e oggi custodito presso il museo parigino del Louvre. Di misteri quel volto, sorridente o quasi, se ne porta dentro tantissimi, almeno tante quante sono le pagine virtuali dedicate all’argomento. Si è detto tutto sull’argomento? Forse. Si può dire qualche cosa in più? Probabilmente. 

Ecco, appunto, proprio in questa direzione si muove una interessantissima ricerca che verrà condotta al Centro di Datazione e Diagnostica (Cedad) del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, diretto dal professor Lucio Calcagnile. Facciamo un passo indietro. Siamo a Firenze, nel complesso di Sant’Orsola. Proprio qui sarebbe sepolta Lisa Gherardini, ovvero colei che avrebbe posato per il celebre e celebrato quadro leonardesco del Louvre. I resti umani della “Lisa nazionale” saranno oggetto delle analisi del Cedad. Dalla relazione fornitaci apprendiamo che il professor Calcagnile ha eseguito i primi esami del Carbonio 14 con la tecnica AMS della spettrometria di massa con acceleratore. Egli ha dichiarato: “È stato possibile datare finora soltanto due dei tre campioni pervenuti nei nostri laboratori. Il campione della tomba 6 non è stato possibile datarlo per la forte diagenesi e la mancanza di collagene; per gli altri due campioni, provenienti dalle tombe 7 e 8, è stato possibile datare lo smalto dei denti. Tuttavia, in entrambi i casi, le datazioni si collocano tra la fine del XIV e la prima metà del XV secolo, con un livello di confidenza del 95,4%”. 

Nella stessa relazione si legge ancora che il professor Giorgio Gruppioni dell’Università di Bologna, del Dipartimento per la Conservazione dei Beni culturali (sede di Ravenna) e membro della equipe scientifica del Comitato ha dichiarato: “Purtroppo la datazione con il C14 non ha dato l’esito sperato; tuttavia non sarà lasciata intentata nessuna pista: si tenterà di estrarre il Dna dai resti dell’individuo che non è stato possibile datare, allo scopo di confrontarlo con quello dei figli di Lisa Gherardini i cui resti, a quanto risulta, sono conservati a Firenze nella chiesa della Santissima Annunziata”.

Silvano Vinceti, responsabile della ricerca sui resti mortali della Gioconda, ha aggiunto: “Questi primi risultati hanno un segno negativo ma l’avevamo messo in conto. Si tratta di una ricerca difficile e complessa. Sappiamo anche che il Carbonio 14 è sì un esame fondamentale per datare il periodo storico dei resti mortali (l’accertamento della età degli stessi viene compiuto con altre tecniche) ma solo con il Dna si potrà dare una risposta definitiva se, abbiamo o non abbiamo, ritrovato le spoglie della modella utilizzata da Leonardo per il quadro più conosciuto e amato in tutto il mondo”.

 

Fabio Antonio Grasso