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L’olio della legalità firmato “Sfruttazero”

L’associazione “Diritti a Sud” festeggia il suo primo anno di vita e dopo la salsa di pomodoro propone il suo olio extra vergine biologico prodotto senza sfruttamento di manodopera 

 

L’associazione neretina “Diritti a Sud”, nata nel 2014 per occuparsi di progetti cooperativi che mettano insieme migranti, contadini, precari e disoccupati, ha festeggiato lo scorso 28 dicembre il suo primo compleanno. La prima novità per il 2016 è che dopo il successo riscosso con la salsa di pomodoro biologica “Sfruttazero”, prodotta cioè senza lo sfruttamento di manodopera, adesso tocca all’olio. “Le olive sono state raccolte -dichiara Angelo Cleopazzo, vicepresidente di “Diritti a Sud”- in quattro terreni concessi in comodato d’uso gratuito: uno nei pressi di Portoselvaggio, uno in contrada Arene-Serrazze, uno sulla Porto Cesareo-Avetrana e uno tra Nardò e Galatone. In cambio i proprietari hanno ricevuto parte dell’olio ricavato. Abbiamo prodotto 8 quintali di extravergine: tre suddivisi tra i proprietari dei terreni, gli altri sono in vendita. Finora abbiamo imbottigliato 200 litri”. 

Mezzo litro d’olio “Sfruttazero” costa 7 euro; 75 cl costano 11 euro. A Nardò è in vendita al circolo Arci “Nardò Centrale” o presso la bottega solidale “Koine” in via Duomo. “Hanno lavorato nei campi circa 50 persone -racconta Danio Aloisi, altro componente dell’associazione-. I disoccupati sono stati retribuiti, chi invece ha un lavoro è venuto a darci una mano gratuitamente di domenica”. Lo scorso 9 gennaio, in un terreno nei pressi del cimitero, è ripreso il lavoro nei campi per arrivare a poi a imbottigliare la salsa di pomodoro 2016. 

Le premesse per pensare in grande ci sono tutte. Lo conferma un piccolo aneddoto: “Abbiamo ricevuto contatti dalla grande distribuzione e da una catena di supermercati abruzzesi, interessati ad utilizzare il nostro marchio. Ad entrambi -svelano i responsabili dell’associazione- abbiamo detto no. Intendiamo portare avanti questo progetto tramite canali alternativi. La grande distribuzione -spiega il tesoriere Andrea Cecchini– fa leva sullo sfruttamento. Perciò un lavoratore in Italia arriva a guadagnare 3,50 euro a cassone di pomodori raccolti (350 kg). Noi invece paghiamo ogni lavoratore 10 euro all’ora: 7,50 di salario e il resto contributi previdenziali e assicurazione. C’è una differenza abissale”. Ecco perché i prodotti a marchio “Sfruttazero” preferiscono occupare gli scaffali delle botteghe eque e solidali e i Gas (Gruppi d’acquisto solidale). 

 

Stefano Manca