Sovraffollamento delle spiagge, abusivismo e reati contro l’ambiente sono alcune delle cause che, dall’Adriatico allo Ionio, stanno mettendo a repentaglio -erosione a parte- le nostre coste
Il Salento si conferma anche per quest’estate una delle mete preferite da parte dei turisti italiani e stranieri che decidono di intraprendere un lungo viaggio per potersi tuffare nelle acque limpide dello Ionio o dell’Adriatico, fare una bella passeggiata sulla spiaggia, sorseggiare qualcosa in uno dei tanti lidi che caratterizzano le coste. E ad agosto gli operatori turistici si preparano a ricevere il grande boom di visitatori che tra feste, sagre e Notte della Taranta sono pronti ad animare le notti salentine.
Peccato, però, che molte volte l’approccio alla spiaggia non è corretto, né responsabile. A denunciare i rischi di un turismo troppo spesso selvaggio è l’Ordine degli Agronomi della provincia di Lecce che fa notare come il sovraffollamento delle spiagge possa a mettere a repentaglio il delicato ecosistema del litorale. Specie, appunto, in un mese in cui le presenze tendono a moltiplicarsi in maniera esponenziale. Le analisi condotte nelle scorse settimane da parte degli esperti del paesaggio hanno messo in evidenza una serie di criticità che riguardano un po’ tutto il territorio salentino, dall’Adriatico allo Ionio.
D’altronde, che la situazione non fosse delle migliori lo avevano fatto ben intuire le notizie di cronaca degli ultimi anni con dune letteralmente rimosse, scempi ambientali a ripetizione, vincoli paesaggistici continuamente elusi. Ad esempio, Porto Cesareo, una delle perle del Salento, è stata per anni vittima più o meno inconsapevole di un abusivismo sfrenato e praticamente totale, che ha inciso profondamente sullo sviluppo della cittadina. Un panorama mozzafiato che ha perso, in pochissimi anni, le sue meravigliose dune, sbancate in maniera improvvida a destra e a manca, abitazioni costruite fin dentro il mare e che le acque stanno lentamente disgregando come accade in zona Belvedere, termine che poco si abbina all’abusivismo inteso come regola, un pugno nell’occhio di chi guarda a quel poco che è rimasto di naturale. Ma la situazione è grosso modo analoga in tutto il Salento. Le notizie di sequestri, soprattutto nella stagione estiva, si susseguono senza sosta.
“Mi preme lanciare un appello contro l’uso indiscriminato delle spiagge e del litorale -spiega Rosario Centonze, presidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi-. Attenzione che dovrebbe essere rivolta in primis dagli operatori balneari per i quali la carta vincente delle proprie attività è proprio la bellezza dei luoghi. La vegetazione ha un ruolo fondamentale nella stabilizzazione delle dune, che a loro volta sono una barriera importante per evitare la dispersione della sabbia e quindi l’erosione del litorale”.
Di fatto sono circa una quarantina le specie botaniche che popolano la costa sabbiosa salentina, dal lentisco al mirto, dall’asparago pungente alla robbia selvatica. No, dunque, al passaggio indiscriminato di turisti su una vegetazione che funge da barriera naturale alla sabbia quando i venti soffiano da mare e che contribuiscono a salvare uno dei litorali più belli e apprezzati d’Italia.
Federbalneari Salento: “La soluzione? Meno burocrazia e il Distretto turistico”
Tutta colpa degli operatori turistici? Non proprio. Non almeno secondo il punto di vista di Mauro Della Valle, presidente di Federbalneari Salento, che lamenta l’impossibilità legislativa, a causa di vincoli e burocrazia, a mettere in atto gli interventi necessari. Basti pensare alle pedane in legno per i disabili di cui non tutti i lidi sono provvisti proprio perché troppo rigidi sono i limiti giuridici che devono essere rispettati. E così gli operatori si ritrovano con le mani legate, persi nei meandri di incartamenti per poter avere la possibilità di mettere su un lido a regola d’arte, a dispetto di procedimenti più snelli in altre Regioni dove il turismo di massa ha inciso in maniera notevole.
“Quest’anno nell’ordinanza balneare che riguarda il demanio marittimo per la prima volta con la Regione Puglia siamo riusciti a fare mettere delle fascine e delle stuoie a difesa del piede dunale, del cordone, naturalmente in concessione -ha sottolineato Della Valle-. Questo si scontra con la superficialità degli imprenditori che spesso sono gli stessi sindaci, nel ruolo di imprenditori delle spiagge libere, perché tutto deve essere sottoposto ad autorizzazioni, lungaggini, burocrazie. Il Salento è impreparato a fare accoglienza di qualità”.
L’unica via possibile è quella di una semplificazione del processo autorizzativo: troppi i permessi, secondo gli operatori del settore, necessari per ogni piccola variazione sul progetto. La speranza, a detta di Della Valle, è che il Prefetto sia in grado dal mese di settembre di mettere in atto le basi per il Distretto turistico, ideato proprio per sopperire alle mancanze politiche degli ultimi decenni e dare maggiori possibilità di azione a chi intende investire nel turismo.
Alessio Quarta