I genitori degli alunni uniti per opporsi allo stato di degrado in cui versa il “Cesare Battisti”
I fermenti di protesta contro i tagli all’istruzione pubblica non sono appannaggio solo degli studenti universitari o delle scuole superiori. Questa volta, ad alzare la voce contro i decision makers della scuola pubblica ci hanno pensato, infatti, i genitori degli alunni della scuola elementare “Cesare Battisti” (nella foto), stanchi delle condizioni di abbandono in cui sono costretti a studiare i propri figli.
“È una vergogna che in una scuola pubblica noi ci troviamo costretti a fare delle collette per pagare i servizi essenziali per i nostri figli”. Le parole sono di M. T., mamma di uno degli alunni della scuola, e riassumono con efficacia la situazione che ha dato origine alla protesta. La “Cesare Battisti”, infatti, una delle più antiche e illustri scuole della città, da tempo versa in condizioni di precarietà, tanto che non è la prima volta che si ritrova ad occupare in negativo le pagine dei giornali. “La scuola soffre di insufficienza di personale ausiliario. Non c’è la possibilità così di garantire i controlli nei bagni e un livello di pulizia accettabile”, continua a spiegare la signora M.T. “Ma neanche l’insegnamento può dirsi adeguato, perché il numero di docenti è insufficiente e sono stati tagliati anche i fondi per le supplenze”. Gli fa eco un altro genitore, T. R., padre di due bambini, alunni nella medesima scuola: “Ai signori politici basta riempirsi la bocca di belle parole, di riforme, di diritto allo studio. Facile parlare così e poi mandare i propri figli alle scuole private. Dovrebbero venire, invece, a vedere i miei in che condizioni sono costretti a studiare. Scuola pubblica significa che tutti i bambini devono avere le stesse possibilità di istruzione, ma qui mi sa che ci si sta prendendo in giro”.
Assenza di personale, mancanza di pulizia, docenti insufficienti e laboratori educativi inservibili. Ma non solo. La situazione finanziaria della scuola di via Costa è così disastrosa che non vengono garantiti agli alunni neanche i servizi minimi: “Siamo stati costretti a fare delle collette tra tutti i genitori per acquistare la carta igienica -aggiunge M. T.-. E così anche la carta per le fotocopie e le cartucce per le stampanti”. Mentre il signor T. R. interviene con una domanda in attesa di risposta: “Dove sono spesi i soldi delle tasse con i quali questa scuola dovrebbe essere portata avanti?”. Ma la situazione paradossale che i genitori degli alunni della “Cesare Battisti” si sono ritrovati a fronteggiare non li ha fiaccati in una desolata rassegnazione. Anzi. si sono organizzati in un comitato spontaneo e si sono muniti anche di un simbolo: un fazzoletto verde. “Perché il colore verde indica la rabbia che stiamo vivendo, ma indica anche la speranza, perché vogliamo credere che riusciremo a far cambiare le cose”, spiega T. R.
Il primo passo programmato dal comitato è stato quello di organizzare una protesta per sabato 7 settembre. Per quel giorno l’entrata a scuola dei bambini sarà ritardata di un quarto d’ora, dalle 8.30 alle 8.45. In quel quarto d’ora i genitori del comitato si ritroveranno fuori la scuola, a sventolare i loro fazzoletti verdi: “Siamo determinati a portare fino in fondo il nostro dissenso -conclude il signor T. R.-. La nostra mobilitazione durerà finché non saremo riusciti ad ottenere un cambiamento radicale nel modo di fare le cose in questa scuola. Vogliamo anche sollecitare a seguire il nostro esempio tutti i genitori i cui figli si ritrovano a frequentare scuole in queste condizioni (e mi risulta che ce ne siano parecchie in città), perché solo alzando la testa tutti insieme si possono ottenere dei cambiamenti”.
Giorgio De Matteis