Tagli alla scuola, finanziamenti solo alle università “virtuose”, chiusura di istituzioni scientifiche: la cultura italiana vive una delle fasi più buie, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri. Persino chi dovrebbe difenderla, come il ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, sembra far di tutto per infangarla ed affossarla.
All’indomani del Festival di Venezia, Renato Brunetta, il ministro tuttofare, ha dichiarato: “Lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura, dalle biblioteche ai restauri, ma lo spettacolo è un’altra cosa. Ma perché finanziamo il cinema? Forse che finanziamo il piano bar o la discoteca?”. Il Cinema paragonato al piano bar! Poveri De Sica, Rossellini, Fellini, etc. etc. Sono parole che scandalizzerebbero qualsiasi persona di buon senso, tranne il ministro della Cultura che, per ironia della sorte, le condivide e sottoscrive. Del resto non poteva essere diversamente. Basta leggere le “poesie” che scrive Bondi per capire che per il mondo dell’arte, del teatro, del cinema, si preparano tempi cupi.
La chiusura del Fus, il Fondo Unico per lo Spettacolo, è solo l’ultima eclatante proposta in un contesto generalizzato di tagli alla cultura attuati in modo massiccio e scellerato. Tra l’altro non è difficile intravedere in tali restrizioni ai finanziamenti una chiara volontà politica ed ideologica, slegata da qualsiasi valutazione di convenienza economica: è in atto una vera e propria opera di “normalizzazione” dell’opinione pubblica e della società civile. Si combatte la coscienza critica con tutti i mezzi possibili: l’ostruzionismo contro alcuni settori della stampa, il controllo massivo delle televisioni, i tagli indiscriminati, rappresentano potenti armi per minare le fondamenta del libero pensiero. Ciò è inaccettabile! La cultura in tutte le sue espressioni è la vera testimonianza della vitalità di un popolo, della sua capacità di scegliere ed agire. All’estero sembrano averlo capito: le veementi condanne dei fatti italiani da parte dei giornali stranieri lo testimoniano. In Italia, viceversa, domina l’indifferenza ed il fatalismo.
Il nostro paese ha già vissuto un lungo periodo di controllo della cultura e del libero pensiero: una terribile notte durata vent’anni. Ne è uscito con la Resistenza, il Referendum e la Costituzione, la quale ha sancito, con l’articolo 9, che “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. Sappiano gli italiani rifarsi a tali principi per difendere se stessi e le generazioni che verranno dalle tenebre di una nuova lunga notte.
Alessio Palumbo