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La Lucerna

“Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele, rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme. Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!”.
La terza domenica d’Avvento è chiamata Domenica gaudete, a motivo dell’annuncio di gioia che viene proclamato dalla parola dei profeti e dall’apostolo Paolo. Il motivo della gioia non è tanto il Natale ormai vicino, ma il Signore che non dimentica il suo popolo nell’esilio e nell’afflizione, ma lo soccorre e lo solleva. Certo, considerando la realtà del Medio Oriente e la situazione disastrosa di alcuni paesi nel Mondo, questo annuncio ci sembra cada nel vuoto. Si chiedono rinforzi per la missione di pace in Afganistan, ma sappiamo che si tratta di guerra con rischi e pericoli e già abbiamo contato diversi soldati tornati a casa in bare di morte!
Quando duemila anni fa Cristo è venuto sulla Terra la situazione non era diversa dalla cronaca dei nostri giorni, tanto che il canto di gioia fu intonato dagli angeli sulla grotta di Betlemme nella desolazione più assoluta, fatta eccezione per dei pastori che vegliavano di notte il loro gregge. Evidentemente, la gioia cristiana non è sinonimo di baldoria, chiasso e allegria a buon mercato. Paolo VI, a torto considerato triste e pessimista sulle sorti della Chiesa del dopo Concilio Vaticano II (anni ‘60), ci ha lasciato una lettera sulla gioia cristiana, ove sottolinea la fonte e il frutto di questa gioia che sgorga dal cuore abitato da Dio. Il Vangelo fa dire al nostro Maestro: “Il vostro cuore è triste, ma si cambierà in gioia, che il mondo non sa e non può dare”. Vi auguro, amici di Belpaese, mentre allestite il presepio nella vostra casa, di poter assaporare questa gioia che ci regala la nostalgia della nostra infanzia, quando eravamo contenti di poco, perché il cuore era colmo di affetto sincero.

Frate Roberto Francavilla