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La Lucerna

“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.
Inizia il nuovo anno della Chiesa con la prima domenica d’Avvento, dalla parola latina “adventus” che significa “venuta”. Si riferisce a Cristo Gesù, che è già venuto 2009 anni fa nell’umiltà di una stalla a Betlemme e “di nuovo verrà nella gloria” (quando, dove e come nessuno lo sa!); l’unica certezza è che dobbiamo prepararci alla sua venuta definitiva. L’evangelista Luca, con i verbi all’imperativo “state attenti” e “vegliate”, ci dà le opportune esortazioni per non dire ordini precisi. Tenendo presente il crollo terrificante della città di Gerusalemme sotto le armate romane (anno 70 d.C., sotto l’imperatore Tito), del quale Luca è stato contemporaneo e forse spettatore, stabilisce un parallelo letterario, volendo esplicitamente indicarci un atteggiamento morale urgente per non essere travolti dalla catastrofe. Si tratta di non essere intaccati dalla gravissime malattie della coscienza che è l’indifferenza e la superficialità, le quali appesantiscono non solo l’anima ma anche il corpo, al punto da essere impigliati in un laccio e perciò impediti nel camminare verso Cristo sulla strada della giustizia e della verità. Si tratta, insomma, di riprendere il cammino della fede e della carità. È un nuovo inizio, si comincia tutto da capo, bisogna azzerare il “contachilometri della fede”, non lasciandosi prendere dall’euforia del già fatto, ma piuttosto pensare a quanto resta ancora da fare.
Nell’ambito sociale, dall’alto delle stanze vaticane viene l’invito a disarmare la politica, smettendola con gli insulti e le prevaricazioni! Per tutti, poi, viene l’invito a privilegiare comportamenti morali più in linea con le attese e le speranze della gente comune, che finisce per non capire la torre di Babele che si sta innalzando, con il pericolo che ci crolli addosso! Allora, buon Avvento, amici di Belpaese.

Frate Roberto Francavilla