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La guerra per il Parco dei Guerrieri

Parte da Facebook la protesta degli “Indignatos Poggiardesi” contro la lottizzazione dei terreni a ridosso del parco archeologico di Vaste. Ma i proprietari replicano: “La lottizzazione è possibile senza alcun rischio per il patrimonio storico” 
 
In questi anni abbiamo seguito in maniera costante diverse vicende con protagonista il territorio naturale e storico salentino: dal progetto di un parco eolico sulla leggendaria “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe” di Giuggianello, al rischio cementificazione di Porto Miggiano, abbiamo sempre assistito a duri confronti tra istituzioni politiche e gruppi e associazioni intervenuti a difesa del nostro territorio. 
L’ennesima battaglia è scoppiata nelle scorse settimane a Poggiardo e riguarda un progetto di lottizzazione dei fondi “Melliche” e “Pizzinache”, due aree situate a ridosso della nota zona archeologica del Parco dei Guerrieri di Vaste (frazione di Poggiardo). La vicenda coinvolge diversi attori: l’Università del Salento, la Soprintendenza per i beni archeologici, l’Amministrazione comunale, i proprietari dei terreni soggetti a lottizzazione e gli “Indignatos Poggiardesi”, che hanno lanciato la polemica sulle bacheche di Facebook. Il progetto di lottizzazione risale in realtà al 2002, anno in cui non solo il comune era governato da una diversa amministrazione, ma ancora non era stato istituito lo stesso Parco dei Guerrieri. 
Sono duri i toni con i quali gli “Indignatos” condannano senza riserve il progetto, considerato come un possibile strumento di deturpazione e rovina di una antica area storico-culturale, nonché di svalutazione del patrimonio edilizio esistente. Tra i vari post pubblicati in rete si denota l’apertura al confronto degli “Indignatos” con l’attuale Amministrazione comunale, accusata di non prendersi alcuna responsabilità in merito. Non è immune dalle critiche neanche il professore Francesco D’Andria, direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università del Salento, che chiede il vincolo archeologico per Vaste, ma che non avrebbe valorizzato in pieno il Parco dei Guerrieri. Non solo Poggiardo e il Parco dei Guerrieri di Vaste al centro della lotta degli “Indignatos Poggiardesi”, come dimostrano link e post pubblicati negli scorsi giorni e che evidenziano la nascita di collaborazioni con altri movimenti della rete internet, anch’essi molto attivi negli ultimi mesi, come il Comitato Tutela di Porto Miggiano e il Forum Ambiente Salute. 
Durissime -ma in direzione opposta- anche le parole di Maria Letizia Manfredonia, proprietaria del fondo “Melliche”: “Grazie al nostro impegno e alla nostra spesa di 40mila euro, in questi anni è stato possibile ritrovare tutti quei reperti ora conservati nei musei di Taranto e Vaste. Abbiamo permesso la bonifica del terreno, i ritrovamenti sono tutti documentati e la lottizzazione è possibile senza alcun rischio. La vecchia Amministrazione invece non ha fatto assolutamente nulla; abbiamo intrattenuto da soli i rapporti con l’Università, la Sovrintendenza e il professore D’Andria. E per il bene del nostro patrimonio archeologico, non abbiamo ancora ricevuto la percentuale sul valore dei reperti di cui abbiamo diritto”. 
 
Amedeo Galati: “Pochi elementi per negare la lottizzazione”
 
Sono pochi attualmente gli elementi a disposizione in grado di togliere fattibilità al piano di lottizzazione del 2002. È questo in sintesi il pensiero dell’archeologo Amedeo Galati, braccio operativo della Sovrintendenza negli interventi di scavo che hanno interessato il Parco archeologico di Vaste. 
“Stona un po’ pensare che il terreno sottoposto a lottizzazione si trovi a pochi metri dal parco -spiega Galati- anche se bisogna tener conto che parliamo di un piano elaborato prima della nascita vera e propria dell’area archeologica. È anche vero, però, che la natura messapica di Vaste è nota sin dagli anni ’90, quindi già dal 2002 si poteva pensare ad una limitazione del progetto. Ad ogni modo, le lottizzazioni si autorizzano sotto sorveglianza archeologica e quindi, qualora durante gli scavi si presentassero situazioni che possano contribuire alla valorizzazione del patrimonio archeologico, il Comune potrebbe rimettere in discussione il progetto”. 
Al momento questa possibilità sembra però remota: “Al livello attuale, abbiamo poche conoscenze riguardo l’area interessata; le indagini sono state infatti compiute in maniera non molto approfondita. Negli ultimi sette anni circa abbiamo ampliato il nostro raggio di intervento in aree archeologiche poco chiare e in pochi casi abbiamo rilevato delle strutture e manufatti pertinenti a luoghi cultuali. In altre circostanze, invece, abbiamo individuato delle ulteriori situazioni cultuali, ma consistenti, cioè veri e propri luoghi destinati alla celebrazione di riti di culto, come alcune fosse appartenenti all’Età del ferro. Solo in caso di consistenza simile si potrebbe pensare di rivedere la lottizzazione e il sindaco Colafati ha la giusta sensibilità per intervenire in merito”. 
 
Alessandro Chizzini