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La Cassazione riammette Gianfreda in Consiglio comunale

Dopo una lunga vicenda Aurelio Gianfreda ritorna in Consiglio comunale, completando uno straordinario percorso che lo ha visto già entrare nei Consigli di Provincia di Lecce e Regione Puglia

 

L’ingegnere Aurelio Gianfreda (nella foto), dopo i recenti ingressi nei Consigli provinciale e regionale, ritorna a ricoprire il ruolo di consigliere comunale. È lo stesso Gianfreda a illustrare tutta la questione.
Ingegnere Gianfreda, come è ritornato in Consiglio comunale?
In anni recenti sono stato assolto con formula piena dall’accusa di corruzione. In questi casi, si ha diritto al rimborso delle spese legali, proprio perché ho agito come pubblico amministratore. Ho presentato questa richiesta in Amministrazione comunale ma non mi è stato corrisposto nessun rimborso. Per questa ragione ho fatto causa civile contro l’amministrazione. Questo, secondo la legge comunale e provinciale, diventa un problema di conflitto con la stessa Amministrazione e quindi è stato ritenuto che non potessi ricoprire la carica di consigliere comunale. Tale legge, però, afferma anche che tale incompatibilità non sussiste per fatti connessi con l’esercizio del mandato, ed è proprio questa la situazione in cui rientra la mia richiesta di rimborso e che per questo motivo è da considerarsi legittima. Dopo essere stato sconfitto in Tribunale e in Corte d’Appello, la Cassazione ha definitivamente ribaltato tutto, soprattutto in merito alla Corte d’Appello che richiama le stesse sentenze che la Cassazione porta proprio a giustificazione del fatto.
Come è stata motivata questa decisione dalla Cassazione?
Il reato di corruzione contestatomi era stato escluso solo perché, all’esito del giudizio, il Tribunale aveva ritenuto che i comportamenti addebitatami fossero stati tenuti nell’ambito di una vicenda privata, come libero professionista. Questo ha indotto i giudici di merito ad individuare nella lite pendente per le spese la causa di incompatibilità. In questa situazione la Corte di Cassazione doveva stabilire se, ai fini della previsione del “fatto connesso con l’esercizio del mandato”, la condotta dell’amministrazione che ha dato luogo al procedimento penale, di cui quello sul rimborso delle spese costituisce una conseguenza diretta, sia da individuare in riferimento al contenuto della contestazione o della decisione. Per la Cassazione, la contestazione, cioè l’accusa di corruzione,  ha dato origine al procedimento che a sua volta ha dato luogo alla lite sul rimborso delle spese. La Suprema Corte ha affermato che non avrei ricevuto nessuna contestazione del genere se non avessi rivestito la carica di pubblico amministratore, il cui collegamento con tutti gli episodi che hanno interessato l’intera vicenda è stato al centro del dibattito in sede penale.
Soddisfatto, quindi.
Molto soddisfatto, non solo perché sono stato restituito alle mie funzioni, ma soprattutto per una questione di giustizia, in un periodo in cui le istituzioni perdono credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Questa sentenza fa legislazione, tanto è vero che ho ricevuto richieste di copie da molte parti politiche. Vorrei però sottolineare come io ora debba pagare non solo l’avv. Quinto, che mi ha egregiamente difeso, ma come cittadino, pagherò anche i tre avvocati ingaggiati dall’Amministrazione, meritevoli sì di essere retribuiti, ma il cui compenso sarebbe giusto sia corrisposto dalla Giunta, che ha dato origine all’intera contesa, e non come al solito dalle tasche dei cittadini.

 

Alessandro Chizzini