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L’ “evidenza negata” del carcere di Borgo San Nicola

Proteste del Sappe e dell’Aduc alle parole di Cataldo Motta sull’emergenza carceraria 
 
“Abbiamo analizzato la questione in un paio di riunioni. Non è emerso nulla di così allarmante da prospettare l’emergenza”. Sono le parole del capo della Procura di Lecce Cataldo Motta, apparse nei giorni scorsi sulla stampa locale e relative alla situazione del carcere di Borgo San Nicola. Un commento breve, ma con un enorme potere di deflagrazione, dato che è riuscito a scatenare all’unisono le reazioni indignate di tutti gli addetti ai lavori del carcere di Lecce, e non solo. Perché queste parole, vissute da chi ogni giorno lotta continuamente con una situazione di degrado ai limiti della violazione dei diritti umanitari, devono aver assunto la forza d’urto di un macigno lanciato da un grattacielo. 
Probabilmente perché si scontrano con dei dati di fatto difficilmente opinabili, dato che il carcere di Borgo San Nicola presenta un sovraffollamento di 1.400 persone rispetto ai 660 posti originari. Probabilmente perché i dati sui suicidi avvenuti in cella sono i più alti di tutta la Puglia (e nelle altre carceri pugliesi non stanno certo meglio in quanto a sovrappopolazione). Probabilmente perché se delle condizioni disumane del penitenziario di Lecce si lamentano sia gli agenti di Polizia penitenziaria che i detenuti, sia i sindacati che le associazioni di volontario che vi prestano la loro opera, che addirittura la stessa Direzione dell’istituto, qualche fondo di verità dovrà pur esserci.
Ecco perché, dunque, la reazione alle parole di Motta è stata repentina e veemente. In primis dai sindacati, dal Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), a voce del segretario nazionale Federico Pilagatti: “Prima di parlare del penitenziario di Borgo San Nicola, l’importante magistrato avrebbe fatto meglio a fare una visita di persona nelle celle superaffollate, nelle sezioni detentive dove i poliziotti penitenziari sono lasciati soli a combattere con oltre 70 detenuti, in molti dei casi ad alta sicurezza”. E ancora: “Non capiamo da dove il dottor Motta abbia attinto tali informazioni -continua Pilagatti- dato che proprio la Direzione della casa circondariale di Lecce, con più note trasmesse ai sindacati e all’Ufficio del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, ha posto l’accento sulla grave carenza di poliziotti presenti presso l’istituto, nonché sulla situazione drammatica dovuta proprio al sovraffollamento”.
Ma la voce del Sappe non è l’unica ad essere indignata. L’Aduc (Associazione in Difesa di Utenti e Consumatori) è intervenuta sulla questione tramite il delegato di Lecce, Alessandro Gallucci: “Minimizzare il tutto dicendo che la situazione è sotto controllo ci pare quanto meno avventato. Spesso proprio per la materia di cui si parla, l’opinione pubblica è portata a credere che in fondo il carcerato non abbia diritto ad essere considerato come un essere umano al pari degli altri. Le cose non stanno così. Noi siamo garantisti. Esserlo significa pretendere il rispetto delle regole in ogni situazione, facendo in modo che tutto ciò non si traduca in un mero esercizio di stile buono solo per attirare l’attenzione. Il carcere di Lecce non deve essere un’eccezione ai più elementari principi di  diritto. Nascondere la realtà dei fatti non giova a nessuno”. 
 
Giorgio De Matteis