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Iskenia, nulla di irregolare

La sentenza di non luogo a procedere proscioglie Adriana Poli Bortone dalle accuse

 

Colpo di scena: il caso Iskenia non esiste. Il giudice per l’udienza preliminare Annalisa De Benedictis ha pronunciato la sentenza mercoledì scorso. Non luogo a procedere. Tecnicamente non ci sono elementi sufficienti per ipotizzare un comportamento da parte di Adriana Poli Bortone (nella foto) e gli altri indagati che non sia stato conforme alla legge.
La prima reazione alla sentenza è di Angelo Tondo, fedelissimo di Adriana Poli e coordinatore provinciale del movimento politico Io sud. “Un caso veramente assurdo e montato ad arte da chi questo mestiere lo ha fatto per anni avvelenando la vita politica cittadina. Oggi, colui che gridò alla grande speculazione, ed insieme con lui gli sciacalli della politica di destra e di sinistra dovrebbero fare un bagno di umiltà e chiedere scusa pubblicamente”.
Denunce, esposti e intere campagne elettorali. In effetti negli ultimi anni il “caso” Iskenia ha popolato le cronache locali e gettato un’ombra sulla figura di Adriana Poli Bortone, accusata dai suoi detrattori di aver utilizzato la sua posizione di amministratrice per fornire informazioni riservate alla società lussemburghese. Liberi dal sospetto oggi tornano suo marito, Giorgio Bortone, che si era occupato di redigere i contratti di compravendita tra Iskenia e il vecchio proprietario dei terreni, Giuseppe Montefrancesco, consuocero della Poli e socio di Iskenia, Pasquale Corcelli, legale rappresentante della società acquirente. Tutti, fino a mercoledì, iscritti nel registro degli indagati.
L’impianto accusatorio si basava su una transazione effettuata nel settembre del 2004. Quarantotto ettari di terreno agricolo furono infatti acquistati dalla società lussemburghese al prezzo di 1,86 euro al metro quadro nelle vicinanze di Torre Veneri, a pochi chilometri dalla costa adriatica. Nel dicembre dello stesso anno, nella bozza del Documento programmatico redatto in via preliminare al Piano urbanistico generale del Comune di Lecce, sugli stessi terreni venne prevista una variazione d’uso. Da agricoli a edificatori, destinati a ospitare impianti turistici. La bozza fu approvata dalla Giunta che governava all’epoca Palazzo Carafa. Se la variazione fosse rimasta anche nel Pug, il valore dei suoli sarebbe lievitato, passando da un milione di euro a 6 milioni e mezzo.
Il particolare non trascurabile è che alcuni parenti del sindaco facessero parte della società beneficiaria. A conclusione di lunghe indagini, durante le quali la Guardia di Finanza ha fatto visita a Palazzo Carafa per acquisire documenti utili, nel settembre di quest’anno Adriana Poli è stata iscritta nel registro degli indagati per violazione di segreto d’ufficio e tentato abuso d’ufficio. Lo scorso novembre il pm Marco D’Agostino ha presentò al gip Ercole Aprile una richiesta di archiviazione delle indagini che fu rigettata. Il Gip ritenne infatti “sufficientemente chiaro il legame diretto esistente tra la Poli Bortone e i soci di Iskenia, questi ultimi favoriti per il fatto di avere avuto una anticipata conoscenza che terreni con finalità agricola avrebbero poco dopo mutata la loro destinazione d’uso”. Il collegamento tra le informazioni contenute nella bozza del Pug e l’Iskenia fu ritenuto -secondo l’accusa- Giorgio Bortone che aveva redatto i contratti di compravendita, intascando, legittimamente, circa 35mila euro.
Nulla di illegale secondo il Giudice dell’udienza preliminare che ha accolto le tesi dei difensori di Adriana Poli Bortone. La senatrice non aveva alcun obbligo di astenersi o di non partecipare alla votazione del documento programmatico. Il documento stesso non era soggetto a vincolo di segretezza.

 

Alberto Mello