Cresce il numero di privati cittadini e piccoli imprenditori che, dopo aver richiesto un mutuo o un prestito presso una banca o una finanziaria, denunciano l’applicazione di tassi usurari, che scattano nel momento in cui si omette di pagare anche una sola rata mensile. E grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione del 9 gennaio 2013, stanno richiedendo la restituzione degli interessi già versati, con la possibilità di non pagarli più fino all’estinzione del prestito o del mutuo
Il gioco è perverso e funziona più o meno così: una giovane coppia in cerca di un mutuo per acquistare casa, un piccolo imprenditore o un privato cittadino in cerca di un prestito si recano presso una banca o una finanziaria. Lì li viene proposto il contratto per il mutuo o il prestito, che prevede interessi del 3%-4% ma, leggendo tra le righe dello stesso contratto, si scopre che se si omette il pagamento anche di una sola rata vengono addebitati gli interessi moratori che possono arrivare al 10%-15% e si aggiungono a quelli di base. Così chi ha contratto un mutuo o un prestito si accorge del tasso spropositato solo quando va in mora, non prima. In questo periodo di crisi economica è facile immaginare che può capitare a chiunque di non riuscire a ottemperare il pagamento di una o più mensilità, ma scoprire che dalla propria banca di fiducia vengono applicati tassi di interesse usurari è una faccenda seria, molto seria.
La questione è stata sollevata recentemente dall’associazione Codici, presieduta da Francesco Del Prete, alla quale molti si sono rivolti per denunciare questa pratica, purtroppo sempre più diffusa tra banche e società finanziarie, anche alla luce della sentenza della Corte di Cassazione del 9 gennaio 2013, la quale ha stabilito che, qualora venga accertata l’applicazione di un tasso usurario, si ha diritto alla restituzione degli interessi già versati e si ha diritto a non pagarne più fino all’estinzione del prestito o del mutuo.
La radice del problema, a detta degli esperti, risiede soprattutto nello potere contrattuale estremamente sbilanciato a favore degli istituti di credito, fatto che spiega perché le vittime di queste prassi ai limiti della legalità sono sempre artigiani, piccoli imprenditori, giovani coppie e privati cittadini, ovvero soggetti maggiormente inesperti e con un basso potere contrattuale. A vigilare dovrebbe pensarci la Banca d’Italia, la quale può effettivamente agire ma solo su segnalazione dell’utente che ritiene di essere stato vittima di tassi usurari. Secondo l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, nell’ultimo anno c’è stato un calo del 6,7% nell’erogazione dei prestiti alle imprese e dell’1% per i crediti al consumo, ma la domanda rimane alta e l’arma migliore in questo caso rimane la prevenzione: prima di stipulare un mutuo o un finanziamento, avvalersi della consulenza di legali o esperti che possano consigliare come evitare certe “fregature”.
“Le banche? Hanno un potere contrattuale troppo elevato”
“Il problema dei prestiti concessi dagli istituti di credito ad interessi particolarmente elevati (al limite dell’usura) esiste”. Lo afferma senza fraintendimenti Marco Luceri, giovane avvocato salentino che in questo periodo si sta occupando di contratti riguardanti proprio il tasso di interesse elevato applicato da alcuni istituti bancari. “In tutti i casi che sto seguendo -racconta- il tasso effettivamente applicato dalle banche (Taeg) sulle somme concesse in prestito è di gran lunga superiore al tasso nominale annuo, contrattualmente previsto (Tan). A titolo esemplificativo, nel caso di contratto di apertura di credito, le commissioni di massimo scoperto, la capitalizzazione periodica degli interessi e la differenza di valuta rispetto alla data effettiva delle operazioni, fanno lievitare notevolmente la percentuale del tasso applicato”.
A livello locale emerge un dato abbastanza significativo: Lecce, dopo Bari, è la provincia pugliese dove si eroga più credito. Nel Salento il credito al consumo ‘pesa» per un miliardo 418 milioni, pari al 19,9% del totale. “Nel nostro Paese -spiega Luceri- è sempre invalsa la pratica di ricorrere al credito. In questi ultimi anni però è diventato più difficile adempiere agli obblighi contrattuali assunti. È lecito pertanto parlare di vera e propria emergenza, soprattutto se si aggiunge la situazione di palese iniquità tra istituto bancario e utente in materia di contrattualistica bancaria”.
Quali potrebbero essere quindi i tentativi per arginare il fenomeno? “Limitando il discorso sul piano prettamente locale -propone- è auspicabile un maggiore impegno delle istituzioni nella predisposizione di sportelli informativi, a cui i cittadini possono rivolgersi al fine di verificare la validità dei contratti bancari, sottoscritti o da sottoscrivere”. E nel frattempo, quante chance hanno i consumatori di vedersi restituito il ‘maltolto’? “Sono ormai numerose -prosegue Luceri- le pronunce di legittimità e di merito che hanno accolto le ragioni degli utenti bancari. Nello specifico, in materia di anatocismo bancario, è consolidato il principio sancito dalla Suprema Corte, in ordine alla invalidità delle clausole che prevedono la capitalizzazione composta degli interessi, con ogni conseguenza, relativamente alla possibilità di ottenere la ripetizione di quanto indebitamente corrisposto”.
L’ultima considerazione il professionista salentino la riserva agli utenti, ai quali si rivolge direttamente: “Tutti i contratti dovrebbero essere espressione della volontà delle parti che lo sottoscrivono. Malgrado ciò, nella prassi bancaria il più delle volte succede che il contenuto contrattuale venga predisposto unilateralmente dall’istituto creditizio. Questo rende elevato il rischio, per gli utenti, della presenza di clausole negoziali invalide. Alla luce di tanto -conclude Luceri- il consiglio che sento di dare a chiunque si rivolga ad una banca o ad una finanziaria è quello di verificare attentamente, prima della sottoscrizione, il contratto e le relative clausole, avvalendosi eventualmente anche dell’ausilio di esperti in materia”.
Stefano Manca