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Ingaggi faraonici, un calcio alla crisi

Mentre l’economia mondiale si dimena per uscire dal tunnel depressivo che ha strozzato la capacità produttiva di milioni di imprese e stroncato la vitalità consumistica di altrettante famiglie, la casta degli ‘esagerati del pallone’ prende a calci la crisi, siglando continui e clamorosi autogol nella porta degli eccessi. Le spese folli sostenute dal ‘Paperone’ spagnolo per antonomasia, il presidente nababbo del Real Madrid, Florentino Perez, che ha inanellato una serie di acquisti stellari per puntare dritto alla Champions, hanno scatenato l’indignazione dell’uomo comune e solleticato l’invidia del tifoso più sfegatato. E fin qui, nulla di più scontato, perché ad essere stuzzicate sono le emozioni più veraci, quelle che chi vive di calcio spesso, inconsciamente, prova. L’ira funesta di monsieur Le Roi, Michel Platini, presidente dell’Uefa e simbolo degli anni d’oro della ‘Vecchia Signora’, ha però tuonato nelle sale del pallone come un fulmine inaspettato. Gli strali polemici dell’ex campione francese hanno colpito a più riprese questa nuova ‘cupola d’oro’ del calcio internazionale, facendo breccia nelle cifre stratosferiche di un calcio mercato evidentemente malato e lontano da una minima forma di rigore etico-finanziario. Una tale discrasia di cifre abnormi, che abbaglia chiunque fatichi a far quadrare i conti del proprio bilancio familiare, è uno schiaffo alla povertà, una saccente prova di ingordigia che ha infastidito anche chi possiede un consistente gruzzolo di euro -Platini, appunto- che  ha gridato allo scandalo e proposto un ‘tetto salariale’ agli ingaggi dei futuri campioni, per tentare di far rientrare il mondo del calcio nel recinto della decenza sportiva.
Retorica a parte, sembra proprio che questo messaggio di insaziabile corsa a contratti plurimilionari che dovrebbero assicurare i successi sul campo e ritornare a far sorridere i bilanci dei club più prestigiosi d’Europa, abbia svilito il senso della sana competizione sportiva, fatta di passione per la propria maglia e di rispetto per i propri tifosi. Per non parlare, poi, del potenziale diseducativo che esercita sui più giovani, sedotti da questo mondo dorato e spietatamente selettivo, dove è impervio entrare e ancora più difficile rimanere. Ai tifosi, quelli veri, non resta che aspettare l’inizio del prossimo campionato, nonostante tutto. Ai non tifosi, altrettanto veri, si consiglia un bagno salutare nel mare dell’indifferenza.

 

Cinzia Rubano