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Il ruggito della mafia

La criminalità organizzata salentina può riprendere forza a causa delle infiltrazioni di personaggi equivoci in apparati pubblici: a rischio, in modo particolare, alcuni Comuni come Galatina e Monteroni. La clamorosa denuncia arriva dal presidente della Corte d’Appello di Lecce, Mario Buffa, che nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario ha ripreso l’allarme lanciato del procuratore Cataldo Motta. Intanto la Dia, tra i beni sequestrati proprio ad un capo clan di Monteroni, ha scoperto uno splendido esemplare di tigre siberiana 
 
La mafia è qui, intorno a noi e si muove come una belva in gabbia. Il rischio concreto che gli artigli della malavita organizzata riescano a colpire con facilità la realtà quotidiana in cui viviamo sono molto più concreti di quanto si possa pensare. Le nostre strade, le nostre scuole, le squadre della città per cui tifiamo sono a rischio “contagio”: un pericolo messo bene in luce dal procuratore Cataldo Motta nei giorni scorsi in una relazione (ripresa dal presidente della Corte d’Appello, Mario Buffa, per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario) che ha ricostruito la “geografia mafiosa” del Salento. Con risultati poco tranquillizzanti. 
Il rapporto stilato dal procuratore Motta sui pericoli di infiltrazioni mafiose in appalti e servizi pubblici della provincia di Lecce e di collegamenti tra amministratori pubblici e criminalità organizzata, non nasce oggi ma ha un precedente illustre, cioè il caso della Edilcav di Ruffano che ebbe un appalto al Comune di Parabita. “Sono due i fattori -precisa Motta- che fanno pensare al fatto che il fenomeno criminale possa riprendere forza: da un lato le scarcerazioni di molti esponenti, anche di rilievo, dei clan salentini che hanno terminato di espiare la pena (ampiamente falcidiata dalla concessione di centinaia di giorni di liberazione anticipata, pari ad un anno ogni quattro espiati, cui consegue di fatto la riduzione di un quinto della pena originariamente irrogata) e dall’altro il ricorrente atteggiamento di scarsa collaborazione di molte, se non tutte, le vittime di condotte intimidatorie e violente, che non appare giustificato dai risultati conseguiti nei casi in cui, invece, si è riusciti ad ottenere indicazioni dalle persone offese, ad identificare così gli autori delle diverse condotte criminali ed a farli catturare e condannare”. 
L’attività mafiosa individuata da Motta e ripresa da Buffa è relativa a diversi settori: “Il procuratore distrettuale -scrive il presidente della Corte d’Appello- segnala ad esempio il pericolo di infiltrazioni nel mondo dello sport attraverso la partecipazione di esponenti di rilievo dell’ambiente mafioso e di persone ad esse contigue alle società proprietarie di squadre di calcio. Tale interesse alle squadre di calcio da parte di persone vicine all’ambiente della criminalità organizzata o addirittura appartenenti ad associazione di tipo mafiosa realizza una duplice finalità: da un lato quella di poter fare affidamento su un’attività economica che può rappresentare agevole canale di riciclaggio e di investimento, e dall’altro quella di accreditare un’immagine pubblica che ottenga consenso popolare stante il diffuso interesse agli eventi calcistici”. 
In provincia di Lecce due i casi più eclatanti a Monteroni e Galatina: “Nella cittadella universitaria -precisa Buffa- si è rilevata una sorta di contiguità di amministratori pubblici ed esponenti politici con l’ambiente della criminalità organizzata locale e della loro disponibilità a tenere conto degli interessi ad esso riconducibili. Ne sono indiretta conferma gli attentati a danno di alcuni imprenditori monteronesi in rapporto con l’Amministrazione comunale, destinatari di danneggiamenti incendiari dei loro beni. Eclatante anche l’intimidazione del tecnico comunale cui, per il solo fatto di essersi opposto alle scelte dell’Amministrazione coincidenti con gli interessi di ambienti legati alla criminalità organizzata, era stata inviata a casa una busta con una cartuccia di pistola calibro 9. Particolarmente rilevanti sono a Galatina i collegamenti con l’Amministrazione comunale sia dei fratelli Coluccia sia di Mario Notaro, in virtù dei quali due appalti riguardanti il funzionamento delle mense dei sette plessi scolatici di Galatina sono stati aggiudicati a loro familiari o persone loro vicine: la fornitura di generi alimentari vari è stata aggiudicata alla ditta ‘D.& B. di Notaro Maria Rosaria’, sorella di Mario Notaro e moglie di Luigi Sparapane, anche quest’ultimo, come Notaro, condannato per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e indagato per usura commessa con metodo mafioso”.